Economia

155 milioni di euro per le imprese creative

155 milioni di euro per le imprese creative

A Palazzo Litta, sede milanese del Ministero della Cultura, il Sottosegretario Lucia Borgonzoni con il direttore generale Creatività Contemporanea Onofrio Cutaia hanno dato appuntamento alle imprese culturali e creative del settore musicale per discutere su criticità e nuovi progetti in vista della prima tappa di fine anno del PNNR che dovrebbe portare al settore un’importante iniezione di liquidità.

Ci si è ormai abituati all’acronimo PNRR, Piano di Ripresa e Resilienza, con cui l’Unione Europea intende accompagnare i paesi aderenti attraverso un piano destinato a riallineare i settori economici e sociali a nuovi obiettivi di sviluppo. Un piano che vale in totale 191,5 miliardi da qui al 2026. Il presidente del Consiglio Draghi da luglio sta spronando i suoi ministeri a centrare con determinazione gli obiettivi indispensabili per ricevere i primi fondi a fine 2021 che ammontano a 13,8 miliardi convocando tavoli di confronto e ascolto con enti locali e operatori.

L’investimento europeo per il settore culturale italiano (scarica qui documento) sarà indirizzato a migliorare accesso e fruizione del patrimonio artistico, al potenziamento delle industrie creative cinematografiche e musicali, alla riqualificazione di borghi, giardini, parchi, paesaggio rurale e alla sicurezza sismica ponendo, in sintonia con i tempi, un particolare accento all’ecocompatibilità, al miglioramento dell’efficienza energetica e della rimozione delle barriere architettoniche.

"I fondi del PNRR rappresentano una grande opportunità - dichiara il Sottosegretario Borgonzoni - in vista dei prossimi bandi che daranno ossigeno al settoreduramente colpito dalla pandemia che, oltre alle gravose perdite economiche, ha generato incertezza e un cambiamento delle abitudini culturali dei cittadini che si riacquisirà con fatica. L’inserimento della parola cultura nel PNRR non è stato solo positivo ma ha dimostrato che lo sviluppo culturale affianca lo sviluppo cognitivo ed economico di una società che voglia pensare a lungo termine".

L’economia culturale e creativa europea nel 2019 generava un volume di affari di 643 miliardi di euro che nel 2020 si è ridotto a 444. Le imprese creative sono state le più colpite con un calo del 90% nello spettacolo e del 76% nella musica, mentre le altre categorie (arti visive, editoria, audiovisivi) hanno registrato un crollo inferiore oscillante tra il 20 e il 40%. (fonte E&Y).

La linea dei finanziamenti all’industria creativa (scarica qui) si rivolge indistintamente a strutture ed enti profit e non profit operanti nel settore privilegiando la gestione della transizione digitale e la riqualificazione green di strutture e forniture. "Le risorse finanziarie - riassume Cutaia- saranno assegnate attraverso bandi legati alla capacità degli operatori di progredire in questo campo per avvantaggiare i codici di comportamento equilibrati e operare in rete. Oltre agli interventi generalisti che già offrono sostegno al settore entro fine anno dovremo lanciare bandi per 7,5 milioni e entro il 2023 assegnare 155 milioni mettendo gli operatori nelle condizioni di lavorare al meglio, ma in un tempo definito. Ottima notizia è sicuramente l’abbandono dei codici ateco, che nei ristori hanno danneggiato il settore, a favore delle aree di produzione e la ricerca di progetti realizzati in rete: cosa peraltro spesso già utilizzata dagli operatori del mondo dello spettacolo".

Gli addetti ai lavori che hanno riempito la sala di Palazzo Litta per confrontandosi su vari e spinosi temi irrisolti al di là del tema digitalizzazione hanno colto l'occasione per ribadire richieste impellenti: una banca dati della musica italiana in grado di conservare la memoria e di proteggere il diritto d’autore e il recupero delle risorse. Temi caldi sono stati la tax credit e la defiscalizzazione per le produzioni culturali, il diritto d’autore, le residenze d’artista, la semplificazione burocratica. Condiviso tra tutte le voci e le esigenze emerge il particolare tema della formazione del pubblico, un’emergenza che ha portato il nostro paese al terzultimo posto nell’Eurobarometro della partecipazione socio-culturale e indice dello spirito dei tempi. "L’innovazione digitale - dichiara Carlo Fontana presidente AGIS - deve agire anche sulla creazione del prodotto e sulla possibiità di sperimentare nuovi linguaggi attrattivi per portare ad un ampliamento del pubblico che si è indubbiamente ristretto e che le sale faticheranno a ritrovare anche se si arriverà a capienza piena".

Sarà indice di tempi post-pandemici ma si parla meno di advertising e più di promozione. D’altra parte il PNRR quando parla di rimozione di barriere intende non solo quelle fisiche ma soprattutto quelle cognitive. Qualcuno cita gli inglesi che sul modello dei format televisivi di cucina hanno creato programmi che si sono rivelati in grado di avvicinare le giovani generazioni al teatro.

A conti fatti, il raggiungimento di un approccio di consuetudine familiare alla cultura e potrebbe essere l’obiettivo più importante e performante che il PNRR potrebbe portare alla fruizione culturale italiana riportandola al valore sociale e civile che le compete.

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