Cronache

In 400 sulla flotta delle Ong e l'Onu ci vuol obbligare ad accoglierli

La motovedetta capitanata dall'attivista Pia Klemp sta lanciando ripetuti Sos. A correre in aiuto della Louise Michel, le navi Mare Jonio di Mediterranea e Sea Watch 4, mentre Oim e Unhcr chiedono lo sbarco immediato

In 400 sulla flotta delle Ong e l'Onu ci vuol obbligare ad accoglierli

Continua senza sosta il "lavoro" delle navi Ong, sempre porte ad intervenire quando si tratta di migranti in difficoltà nelle acque del Mediterraneo. Alle imbarcazioni di salvataggio si è di recente aggiunta una nuova motovedetta, finanziata addirittura dal famoso artista e writer inglese conosciuto con il nome di Banksy, la Louise Michel. Dopo pochi giorni di attività, la piccola nave battente bandiera tedesca ha già dato l'allarme, inviando una richiesta d'aiuto. Ferma in zona Sar maltese, l'imbarcazione sta lanciando segnali Sos dalla notte scorsa, dichiarandosi in seria difficoltà. A bordo, spiega l'equipaggio, si trovano già 219 cittadini stranieri, tra cui un morto. A questi vanno aggiunti altri 33 extracomunitari che attualmente si trovano su un gommone di salvataggio. E dopo un pressing andato avanti per diverse ore - e l'intervento dell'Onu - la Guardia Costiera italiana è andata in aiuto della motovedetta e ha imbarcato le 49 persone considerate più vulnerabili (32 donne, 13 bambini e 4 uomini).

Con una lunghezza di 31 metri ed una capienza di massimo 120 persone, la Louise Michel non può provvedere a tutti né eseguire le manovre di salvataggio così, come molte altre navi Ong prima di essa, sta continuando a lanciare richieste d'aiuto, rivolgendosi a Malta e all'Italia. "Allerta! #LouiseMichel ha assistito altre 130 persone, fra cui molte donne e bambini, e nessuno ci sta aiutando! Stiamo raggiungendo lo stato di emergenza. Abbiamo bisogno di assistenza immediata. Stiamo aiutando 219 persone con un equipaggio di 10", si legge in uno degli Sos lanciati su Twitter. E ancora:"C'è già una persona morta sulla nave. Gli altri presentano bruciature di carburante, sono in mare da giorni e ora vengono lasciati soli in una zona di ricerca e salvataggio. #Unione Europea (!) non lasciare che diventi una conta di corpi. Fa' il tuo lavoro. Salvali".

Giovedì scorso la Louise Michel aveva già provveduto a far salire a bordo 89 dei migranti presenti sulla nave. Poi, decidendo di rispondere ad una richiesta di soccorso lanciata dall'elicottero di ricognizione Moonbird, è nuovamente intervenuta nel corso della giornata di ieri, malgrado la scarsa capienza.

Per ore, secondo quando denunciato dalle Ong, non sarebbe giunta ancora risposta dai paesi europei. A correre in aiuto della nave in difficoltà, sono quindi la Mare Jonio dell'organizzazione non governativa Mediterranea Saving Humans e la Sea Watch 4. "Stiamo partendo da Augusta per una missione in soccorso alla motovedetta civile Louise Michel, che alle 3 e 24 di questa notte ha dichiarato lo stato di emergenza. Abbiamo deciso di intervenire, anticipando di 48 ore l'inizio programmato della nostra Missione 09, perché ad ora nè le autorità maltesi nè quelle italiane stanno prestando la necessaria assistenza a oltre 150 persone in imminente pericolo di vita", spiegano sul proprio profilo Facebook i membri di Mediterranea. "La Louise Michel, con 165 naufraghi a bordo, e le decine persone ancora in mare sarebbero infatti facilmente raggiungibili in meno di due ore da Lampedusa e in meno di tre da La Valletta con assetti veloci", attacca lo Ong. "La situazione è drammatica, una persona a bordo è morta e l'equipaggio non può garantire assistenza a tutti. Soccorrere queste persone è una questione di vita o di morte. E ancora una volta la società civile europea, a partire da Mediterranea e dalla Mare Jonio, farà la sua parte".

A rispondere prontamente all'appello anche la Sea Watch 4, che ha deciso di cambiare rotta per correre in aiuto della Louise Michel e dei migranti. "Perché? Perché le autorità europee negano ancora una volta l'assistenza. Peccato per l'Ue!", è lo sfogo della Ong su Twitter. Sarebbero 4 le ore che dividono la Sea Watch 4 dalla Louise Michel, piccola motovedetta guidata da un'altra capitana tedesca, l'attivista Pia Klemp.

Intanto l'Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) e l'Unhcr (Agenzia delle nazioni unite per i rifugiati) chiedono che gli stranieri attualmente a bordo di 3 navi Ong (circa 400 persone) vengano fatti sbarcare. Le associazioni si riferiscono soprattutto ai 27 migranti partiti dalla Libia e ora a bordo di una nave commerciale. "Una petroliera commerciale non può essere considerata un luogo adatto dove trattenere persone bisognose di assistenza umanitaria e che potrebbero aver bisogno di protezione internazionale. Adeguate misure di prevenzione relative al Covid-19 possono essere eseguite una volta raggiunta la terraferma. Inoltre, altri 200 migranti e rifugiati salvati in mare e ora a bordo della nave Louise Michel hanno urgentemente bisogno di aiuto", si legge in una nota rilasciata dalle due organizzazioni e riportata da "LaPresse". "Eventuali ritardi potrebbero mettere a repentaglio la sicurezza delle persone a bordo. Altre 200 persone soccorse sono infine a bordo della nave della Ong Sea Watch 4 e dovrebbero anche loro essere prontamente autorizzate a sbarcare. L'imperativo umanitario di salvare vite umane non dovrebbe essere penalizzato o stigmatizzato, specialmente in assenza di sforzi dedicati da parte degli Stati".

"Un meccanismo di sbarco chiaro, prevedibile e strutturato è nell'interesse immediato e a lungo termine di tutti. È fondamentale che gli altri Stati membri dell'Ue forniscano maggiore sostegno ai paesi in prima linea nell'accogliere gli arrivi via mare nel Mediterraneo", aggiungono Oim e Unhcr. "Con una presenza inferiore di navi Ong in mare rispetto agli anni precedenti, questo vuoto viene sempre più colmato da navi commerciali.

È fondamentale che sia loro consentito di far sbarcare rapidamente le persone salvate in mare, poiché in assenza di un procedura veloce e tempestiva".

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