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Lo "spin off" di Sea Watch e Banksy, chi c'è dietro la nave rosa dell'Ong

Mistero su chi finanzia le missioni della nuova motovedetta dipinta dal celebre writer: si tratterebbe di un ricco filantropo che vuole rimanere anonimo

Foto di Christian Herrou per MarineTraffic.com
Foto di Christian Herrou per MarineTraffic.com

Già il nome dell'imbarcazione salva-migranti dice tutto: Louise Michel, l'anarchica-rivoluzionaria e insegnante francese (1830-1905), attivissima nelle giornate della Comune di Parigi (1871). Ma il nome evocativo non è l'unico tratto distintivo della motovedetta battente bandiera tedesca un tempo a servizio nelle dogane francesi e ora riconvertita per scopi "umanitari": la nave, infatti, dipinta di rosa e di bianco, alla quale è stata aggiunta sulle fiancate la scritta "rescue" (soccorso) è "figlia" dell'artista e writer britannico Banksy, forse il più celebre esponente mondiale della street art, la cui identità è ancora sconosciuta - anche se alcuni indizi potrebbero far supporre che dietro il misterioso artista si celi Robert Del Naja della band musicale Massive Attack.

La motovedetta dipinta da Banksy

Banksy aveva già firmato diverse opere sul tema immigrazione e non è difficile capire come la pensi in merito. Nel giugno 2018, Banksy era sbarcato a Parigi realizzando una serie di murales per denunciare le politiche contro i migranti, con immagini piuttosto dure: un signore che tende a un cane lo stesso osso della sua zampa amputata o una bimba con al fianco una svastica comparsa nei pressi di un ex centro di accoglienza a Porte de la Chapelle. Qualche anno prima Banksy aveva già fatto un’incursione in Francia, a Calais, sempre in difesa dei migranti. E ora la sua ultima opera: la motovedetta colorata di rosa. Sull'esterno dell'imbarcazione si vedono opere dell'artista, tra cui una bambina con giubbetto di salvataggio che tiene in mano un salvagente rosa a forma di cuore.

Come riportato da La Stampa, l'altro giorno la Louise Michel ha avuto il suo debutto come nave umanitaria salpando dal porto spagnolo di Burriana, vicino Valencia. Dopo essere apparsa davanti al mare della Libia, nella sua prima segreta missione iniziata il 18 agosto scorso a un trentina di chilometri dalla costa fra Tripoli e Al-Zawiya, ha già effettuato un salvataggio: sette migranti che erano su un barchino. Successivamente ha chiesto aiuto alle autorità dei Paesi che gestiscono le aree della Sar libica, senza però ricevere alcuna risposta. Poi un altro intervento di recupero: altre 89 persone da un barcone in difficoltà, tra cui 4 bambini, come riportato dal Guardian secondo cui l'equipaggio ora sta cercando un porto sicuro dove sbarcare. L

Finanziati da un misterioso filantropo

La motovedetta collabora a stretto contatto la Sea Watch 4 della omonima Ong tedesca. "#SeaWatch4 ha completato il soccorso di 7 persone su un barchino a circa 45 nm dalla Libia. I naufraghi hanno ricevuto prima assistenza dalla nave Louise Michel, che li ha avvistati e ha informato le autorità, silenti, chiedendo il supporto di un assetto meglio equipaggiato" ha scritto la Ong tedesca su Twitter. Non solo. Secondo La Stampa, il progetto della Louise Michel sarebbe nato grazie a un gruppo di attivisti di Sea Watch anche se dalla Ong di Berlino arrivano secche smentite: "Noi non c'entriamo nulla", ha spiegato una portavoce. In realtà, dietro la Louise Michel firmata da Banksy si sa solamente che dietro c'è un ricco "filantropo", che però, per il momento, desidera rimanere anonimo. “Siamo una piccola squadra internazionale di dieci marinai, attraccati a Camaret per riparare la Louise-Michel. Si tratta di un'ex star della dogana del 1988, recentemente acquistata a Saint-Malo da un mecenate che per il momento desidera rimanere anonimo ma che vuole creare una squadra di soccorritori professionisti. Non siamo legati a nessuna Ong o associazione. Solo una buona squadra pronta a salpare e dare il proprio aiuto in mare" raccontavano qualche tempo i marinai della Louise Michel a LeTélégramme. Gli stessi marinai sottolineano di "non dipendere da alcuna organizzazione" ma di agire con "fondi privati". Per conto di agiscano, rimane dunque mistero.

Ma la trasparenza, si sa, non è esattamente il marchio di fabbrica di chi opera nel Mediterraneo.

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