Coronavirus

"3 motivi per essere preoccupati...": l'allarme di Remuzzi sulla variante Xe

Il professor Remuzzi spiega cosa preoccupa e cosa rassicura della nuova variante Xe

"3 motivi per essere preoccupati...": l'allarme di Remuzzi sulla variante Xe

Secondo Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e professore di Nefrologia all'Università degli Studi di Milano, ci vorrà ancora del tempo prima che sarà possibile chiudere la questione pandemia.

"Abbiamo cinque ragioni per essere ottimisti e tre motivi di preoccupazione", dichiara in un'intervista al Corriere della Sera il direttore. Il primo motivo che dovrebbe dare speranza è la cosiddetta "influenza russa" che nel 1889, partendo da San Pietroburgo, ha colpito tutto il mondo facendo un milione di morti. "Il presunto responsabile è un coronavirus (OC43), l’infezione provocava una polmonite severa e uccideva soprattutto gli anziani. Pur senza vaccini e farmaci a contrastarlo, il virus è rimasto aggressivo per alcuni anni (e tre ondate) per poi spegnersi", spiega Remuzzi. Anche in questo caso le autorità consigliavano distanziamento, isolamento degli infetti e ventilazione degli ambienti. Oggi "l'OC43 circola ancora ed è uno dei tanti patogeni del raffreddore".

Le previsione del Gbd

Il Global burden of disease, ossia il programma internazionale che valuta l'impatto delle principali malattie a livello di mortalità e disabilità ha segnalato come il picco in Italia sia già stato raggiunto tra gennaio e febbraio. La discesa dovrebbe cominciare a metà aprile per proseguire fino a luglio. "Le previsioni del Gbd, indicano zero casi di Covid in Italia tra giugno e agosto. Una prospettiva importante. Ci sono poi - continua il Remuzzi- altri tre elementi a nostro favore". Il primo è che esiste un’immunità diffusa grazie al fatto che la maggior parte della popolazione è vaccinata o ha avuto il covid. "Il secondo è che Omicron, nonostante l’elevatissima capacità di diffusione, tende a localizzarsi generalmente nella parte alta delle vie respiratorie, risparmiando bronchi e polmoni". Infine, le industrie farmaceutiche stanno lavorando a farmaci che siano in grado di contrastare le possibili varianti di Sars-CoV-2. Non solo vaccini ma anche antivirali e anticorpi monoclonali.

I motivi di preoccupazione

Secondo il direttore, guardando ciò che sta accadendo ad Hong Kong, non possiamo che prendere atto "in modo inequivocabile" che Omicron in una popolazione anziana e poco vaccinata può fare dei danni molto gravi. "In Italia abbiamo un milione e 200 mila over 70 che non hanno completato il ciclo vaccinale. Senza dimenticare che in Paesi a noi vicini, come quelli africani, le percentuali di vaccinazione sono bassissime".

La variante Xe

Rilevata per la prima volta il 19 gennaio nel Regno Unito, "si tratta di una variante ricombinante, ovvero che ha unito in sé parti di Omicron Ba.1 e di Omicron Ba.2". Non si esclude la possibilità, spiega il professore, che possa già essere presente anche in Italia. Ma come è possibile che si creino questi mix? Un soggetto potrebbe essere stato infettato contemporaneamente da due varianti diverse e i virus durante la replicazione, conferma Remuzzi, possono subire un mescolamento del materiale genetico. "L’unica arma di difesa che abbiamo è potenziare i sistemi di sequenziamento per non farci cogliere impreparati. Ricordiamo però che, quando “vediamo” qualcosa, è perché la diffusione è già iniziata", continua il direttore dell'Istituto Negri.

Sistema sanitario e mascherine

La pressione sul sistema sanitario è il terzo motivo di preoccupazione. Questo perché tra il 5 e il 10% dei pazienti guariti dal Covid presenta "sequele di vario genere". "Abbiamo quindi una platea di persone che non sono né malate né sane e che peseranno nei prossimi anni sul sistema sanitario".

In merito alle mascherine, conclude affermando: "Considerando che lo scenario è in forte evoluzione, è fondamentale mantenere questo semplice presidio di sicurezza".

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