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Prima di abolire la prescrizione fate lavorare meglio i giudici

Prima di abolire la prescrizione fate lavorare meglio i giudici

Il dibattito sulla prescrizione nasconde un importante tema di cultura economico-sociale. Della prescrizione in sé, la capacità del sistema di perseguire i delinquenti, non interessa a nessuno degli attori sul palco, questo è ovvio. Per ognuno è una bandiera. L'hanno piantata i 5s, per soddisfare il sangue forcaiolo dei loro elettori, che vivono raccontandosi che non hanno colpe e i loro guai sono addebitabili ai corrotti e ai poteri forti, un'entità sociale non meglio definita. Col beneplacito della Lega, a cui non interessava all'epoca più di tanto polemizzare, occupata com'era a fornire ai suoi sostenitori un alibi diverso, quello dell'attacco allo Stato portato da alcuni disperati. Neanche notata dal Pd, in quanto bandiera né radical né chic. Ora Renzi cerca di divellerla, per farsi notare dai moderati anti-Pd come potenziale sequel di Forza Italia. Del resto, nomen omen.

Allora, usiamola anche qui come bandiera, uscendo dagli aspetti tecnici. Chi l'ha piantata sostiene di voler assolutamente processare e condannare i colpevoli, mentre chi vorrebbe sradicarla, la bandiera, sostiene la civiltà di non tenere un imputato appeso sine die. Come si vede, entrambi puntano il dito sul reo. Sarebbe presunto, e non è un dettaglio, ma lasciamo stare. Questa impostazione è un segno di inciviltà, non giuridica ma sociale, di quel contratto sociale tra i cittadini e lo Stato, che si incarica di perseguire i crimini, evitando il Far West. Affinché possa farlo, i cittadini pagano le tasse. Detto diversamente, la sentenza definitiva, di assoluzione o di condanna, è già pagata e deve solo essere consegnata, dal sistema giudiziario alla comunità.

Dunque, un dibattito civile, anche se con sventolio di bandiere, dovrebbe puntare il dito sul vero elemento difettoso: un sistema incapace di giudicare e sentenziare. Ora, per quanto affascinante sia per la pubblica opinione farsi coinvolgere nelle diatribe tecniche, sul perché il sistema non arrivi a dama, dove sia l'inghippo e chi si metta di traverso, se manchino le persone o solo non lavorino in maniera efficace, anche questo diventa un segno di inciviltà sociale. Se prendi i soldi per darmi giustizia, giustizia esigo. Non spiegazioni e motivazioni. Quando è dovuto un versamento fiscale, lo Stato non accetta spiegazioni su quanto carico di lavoro abbia la persona che deve effettuarlo, se sia ammalata o sia andata via la corrente e nemmeno se abbia o meno i soldi. È giustissimo che sia così, altrimenti l'intero apparato smetterebbe di avere le risorse per andare avanti. Bene. Che la stessa logica valga pure quando è lo Stato a dover consegnare qualcosa ai cittadini: si arrangi e produca. Invece da noi la cultura tardo-feudale preferisce aggiustarsi diversamente, pur di non affrontare il problema dove sta.

Ecco allora che, non riuscendo a portare a termine il processo nei tempi ragionevoli, si agevola la scappatoia della prescrizione, che in Italia è effettivamente sbilanciata a favore dell'imputato, rispetto ad altri Paesi europei, dove quando il sistema giudiziario si muove la decorrenza dei termini si sospende o si interrompe addirittura, a seconda dei casi e degli ordinamenti. Questo si spiega con la filosofia che ispira l'istituto: se tu Stato non fai nulla per perseguire un reato, dopo un certo tempo amen. Mentre è pacifico che i reati vadano perseguiti e che la prescrizione sia una sconfitta per la società, è anche vero che la riforma Bonafede sia una toppa peggiore del buco. Principalmente perché continua a ignorare il vero tema, quello dell'efficienza e dell'efficacia di un sistema, la cui soluzione farebbe emergere tante storture ormai non più sopportabili. Ma anche, nello specifico, perché non arrivare mai a sentenza giudicata, ovvero arrivarci in tempi biblici, equivale alla prescrizione per la comunità. E alla barbarie per gli imputati.

Presunti innocenti.

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