Abortì e accusò agente per la manganellata: condannata la rom

Nela Ionica Drosu, rom di Milano, aveva detto di aver perso il bambino per colpa di un colpo ricevuto da un poliziotto. Condannata a 2 anni e 2 mesi

Abortì e accusò agente per la manganellata: condannata la rom

Aveva accusato un agente di averla manganellata tanto forta da farla abortire. Ma oggi è stata condannata a due anni e due mesi di reclusione per la sue false dichiarazioni la romena di etnia rom, Nela Ionica Drosu, che aveva detto ai medici che la curavano di aver perso il bambino che attendeva al sesto mese per colpa di un colpo ricevuto da un poliziotto durante gli sgomberi a Corvetto.

Il pm aveva chiesto 3 anni e nove mesi, rivelando che la donna era arrivata a offrire soldi ai testimoni per confermare la sua verione. "Un'accusa totalmente infondata che ha rischiato di rovinare la vita a questo poliziotto assolutamente innocente - commenta Silvia Sardone, consigliere comunale di Forza Italia - Le forze dell'ordine furono pesantemente attaccate per quest'episodio e molte "anime belle" della sinistra criticarono la polizia, prendendo spunto da queste accuse. Esprimo solidarietà all'agente per quanto accaduto e per gli indegni attacchi ricevuti e rinnovo la mia stima per le forze dell'ordine che spesso operano in condizioni e contesti veramente difficili, dovendo sopportare violenze di ogni tipo". Duro anche il commento di Riccardo De Corato, ex vicesindaco e capogruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale in Regione Lombardia: "La pena è stata fin troppo mite, visto che il pm aveva chiesto 3 anni e 9 mesi per avere dichiarato il falso, dicendo di aver abortito a causa di un colpo di manganello sferrato da un poliziotto durante una manifestazione contro gli sgomberi delle case occupate. Ieri, dai controlli nel campo nomadi di Baranzate, i carabinieri hanno identificato 83 persone, delle quali 67 già note alla giustizia, e verificato la presenza di un 25enne pluripregiudicato per reati contro il patrimonio e arrestato in quanto ricercato per evasione.

A questo punto è evidente che bisogna intraprendere un censimento in tutti i campi nomadi regolari, per sapere esattamente chi sono le persone che ci abitano e per avere un quadro completo del livello di criminalità predatoria con cui abbiamo a che fare".

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