Le accuse del padre "Martina non è pazza Il delitto premeditato"

La rabbia del genitore della piccola uccisa dalla madre. Oggi l’interrogatorio in carcere

Le accuse del padre "Martina non è pazza Il delitto premeditato"

«È un mostro. Ha massacrato nostra figlia e poi si è inventata tutto». Alessandro Del Pozzo non ha mezzi termini sull’ex compagna arrestata per l’omicidio della piccola Elena. L’uomo, attraverso il suo legale e la sorella, accusa Martina Patti, 23 anni, di aver massacrato la bambina senza pietà. «Annebbiata? Non ricorda bene? Dice persino che qualcuno si sarebbe impossessato di lei. Pazzesco. Sono 24 ore di bugie. Ho sentito parlare di pazzia e di gelosia morbosa ma non ho sentito parlare di cattiveria e di sadismo. Come si può reputare un raptus quello che ha fatto Martina? Un omicidio premeditato e studiato in ogni particolare. I momenti di pazzia sono susseguiti da momenti di lucidità. Non si è nemmeno pentita di aver ucciso la bambina. Poi ha messo Elena dentro dei sacchi della spazzatura, l’ha sotterrata, si è ripulita e ha ripulito, ha inventato un sequestro creandosi un alibi e ha colpito la sua macchina per inscenare un’aggressione».

Una storia assurda, con almeno due elementi che ancora non sono chiari. La donna ha fatto tutto da sola, oppure è stata aiutata da qualcuno? E il luogo del delitto è davvero lo stesso dell’occultamento? Ipotesi, quest’ultima, che confermerebbe la premeditazione. La donna avrebbe pianificato tutto, dall’arma da utilizzare, al posto dove seppellire la piccola dopo la mattanza. Per non parlare, poi, dell’agguato e del finto sequestro di persona. Il movente della gelosia nei confronti della nuova compagna di Alessandro, infine, inconsistente. Il papà della vittima è un fiume in piena. «Sono distrutto, mi sento un vuoto dentro incolmabile. Ho sempre promesso a mia figlia che l’avrei tenuta al sicuro come ogni buon padre farebbe, avrei dato la vita al posto suo, l’ho chiesto a Dio, ma Lui non accetta sostituzioni. Non potevo mai e, dico mai, pensare che l’avrei dovuta proteggere proprio da sua madre. Tutti parlano dell’amore della mamma, ma nessuno parla mai dei sacrifici che fa un papà. Martina è un mostro non meritava una figlia come Elena, speciale e unica in tutto. Elena vive, ogni giorno, dentro il mio cuore». La donna, dopo la confessione, è in isolamento nel carcere femminile di Catania.

Guardata a vista dagli agenti penitenziari per evitare che possa commettere gesti estremi. Questa mattina ci sarà l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Daniela Monaco Crea che dovrà convalidare il fermo. Le accuse per la 23enne sono di omicidio premeditato pluriaggravato, dall’età della vittima, dalla parentela e dall’invenzione del rapimento, nonché dall’occultamento di cadavere. A difenderla l’avvocato Gabriele Celesti, in queste ore bersagliato sui social dagli haters, tanto che è dovuto intervenire l’ordine degli avvocati e la Camera penale di Catania che parlano di «inaccettabili minacce e aggressioni verbali». Mentre i carabinieri del Ris sono al lavoro alla ricerca di elementi utili alle indagini in casa della donna, è stato conferito l’incarico per l’esame autoptico che si terrà sempre oggi all’istituto di Medicina legale dell’ospedale di Catania alla presenza dei consulenti di parte.

Dal primo esame sul corpicino, la piccola sarebbe stata uccisa con una serie di coltellate al collo e alla schiena, probabilmente mentre l’assassino, la madre, era alle sue spalle o l’abbracciava. Una comunità intera, a Mascalucia, gettata nello sconforto. Il paese è in lutto e ha sospeso i festeggiamenti per il patrono, San Vito.

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