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Addio Michelle, Trump riporta gli hamburger nelle scuole Usa

Addio Michelle, Trump riporta gli hamburger nelle scuole Usa

Chiamatelo McDonald Trump. Oppure, se preferite, definitelo un passo indietro di molti anni. Le nuove regole alimentari dell'amministrazione repubblicana per le scuole americane dividono il Paese tra chi vi vede una pratica di Realpolitik e chi invece intuisce una scelta propagandistica, uno schiaffo ai radical chic alimentari che però finirà in faccia ai bambini e alla loro salute.

L'amministrazione Trump ha annunciato che cancellerà la «dottrina Michelle» nelle scuole a stelle e strisce, quella voluta dall'ex first lady, moglie di Barack Obama, che fissava standard nutrizionali più rigorosi per merende e pranzi scolastici. E - a mo' di beffa - lo ha fatto proprio nel giorno del compleanno della signora Obama.

In nome di una maggiore elasticità e di minori sprechi, il vicedirettore del Dipartimento Usa per l'Agricoltura Brandon Lipps ha proposto nuove indicazioni alimentari, che consentirebbero alle scuole «di ridurre la quantità di frutta e verdura a pranzo e merenda, autorizzando una maggior offerta di pizza, hamburger e patatine agli studenti», secondo la sintesi del Washington Post. La novità riguarderebbe circa 30 milioni di studenti, quelli che frequentano le 99mila scuole americane su cui ha competenza l'Usda. Secondo Lipps il cambio di linea servirebbe tra le altre cose a porre rimedio ad alcune problematiche alle normative Obama, come il fatto che molte scuole per adeguarsi agli standard federali in mancanza di altre possibilità si trovavano costrette a rifilare ai bambini due banane. Ma naturalmente il disegno politico è chiaro: smontare pezzo per pezzo ogni traccia dell'amministrazione Obama.

Naturalmente si sono levati gli alti lai da parte di nutrizionisti e scienziati, come Colin Schwartz, vicedirettore degli affari legislativi del Center for Science in the Public Interest, secondo il quale il menu McDonald (Trump) «creerebbe un'enorme lacuna nelle linee guida sull'alimentazione scolastica, aprendo la strada alla possibilità di scegliere pizza, hamburger, patatine fritte e altri cibi ricchi di calorie, grassi saturi o sodio al posto di pasti scolastici equilibrati, e questo ogni giorno». Tra l'altro la fastfoodizzazione delle mense scolastiche danneggerebbe soprattutto i bambini delle famiglie meno abbienti, che già a casa spesso mangiano male e per i quali quello a scuola era l'unico pasto «sano» della giornata. Va detto che l'obesità è un'autentica emergenza sanitaria negli Stati Uniti, dove il 39,8 per cento della popolazione è obeso e il 70 per cento in sovrappeso. E tra i più giovani non va meglio, se è vero che si calcola che il 57 per cento dei bambini di oggi sarà obeso entro i 35 anni.

Dall'altra parte, però, non manca chi fa notare che può essere un bene dare alle scuole una maggiore flessibilità in termini di scelte nutrizionali. D'altro canto la pizza non è necessariamente un cibo «cattivo», «la pizza è un alimento principe della cucina mediterranea, e se preparata in modo corretto non solo è salutare, ma è anche graditissima ai bambini di tutto il mondo», dice all'Adnkronos Salute il pediatra Italo Farnetani, ordinario alla Libera università degli Studi di scienze umane e tecnologiche di Malta.

E quanto all'hamburger, come fa notare Farnetani, «è molto amato perché si mangia facilmente, ma attenzione alla qualità della carne e alla sua cottura: deve essere ben cotta, ma non bruciata».

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