Addio al re degli "stecchini", croce e delizia del galateo

Addio al re degli "stecchini", croce e delizia del galateo

Lo stuzzicadenti è per un radicalizzato del galateo come una bistecca per un vegano, come una minigonna per un talebano, come il Var per uno juventino. Magari c'è dell'attrazione subliminale, ma alla fine il diavolo non può bersi dell'acqua santa. Abbiamo sfogliato qualche manuale di buone maniere prima di vergare queste noterelle, e abbiamo capito che nemmeno uno dei decaloghi di comportamento in società non diciamo incoraggia, ma almeno tollera l'uso del bastoncino di legno che il compianto Enzo Lotti, di cui parliamo qui a fianco, reinventò nell'anno di pulizia orale 1965.

Il galateo suggerisce l'uso degli stuzzicadenti soltanto come supporto per alcuni snack di inizio pasto, non a caso ribattezzati «stuzzichini»: pezzi di formaggio, di salumi, olive che il bastoncino di legno consente di portare alla bocca senza l'uso delle mani, con innegabili vantaggi per l'igiene propria e altrui. Quanto alla possibilità che alcuno usi lo stuzzicadenti per la funzione per cui esso è nato (come peraltro certifica il nome stesso dell'oggettino), ovvero l'asportazione di residui di cibo dagli interstizi tra i nostri premolari, è assolutamente bandita dal codice di procedura comportamentale. Tali abiette pratiche vanno eventualmente espletate al chiuso di una toilette (ci sono ristoranti illuminati che ce li fanno trovare vicino al sapone). E non pensiate di cavarvela semplicemente proteggendo gli astanti dalle vostre esplorazioni orali con lo schermo improvvisato di una mano. Questo softcore da vedo-non-vedo è considerato dagli esperti del bon ton perfino peggio dell'hardcore del vedo-benissimo. Un po' come la scarpetta fatta con la forchetta. Un vorrei ma non posso delle buone maniere. O, forse, un potrei ma non voglio, cambia poco.

Va detto che le Lina Sotis della tavola proibiscono una lunga lista di esibizioni al desco.

La scarpetta di cui sopra (che possiamo garantire gli chef invece adorano come massimo segno di approvazione del proprio lavoro), l'uso di cellulari, la possibilità di parlare di argomenti divisivi o specialistici o pettegoli, l'uso delle mani (altra cosa che invece nell'alta cucina è ormai sdoganata), l'uso del tovagliolo a mo' di bavaglino anche quando si affrontano pietanze notoriamente schizzacravatte, la possibilità di farcire il pane anche in presenza di un burro d'Isigny.

Ma quanto sono cattive, le buone maniere?

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