Cronache

Ecco il piano della Lamorgese: migranti sparsi in tutta l'Italia

Dopo l'emergere di alcune criticità relative al rispetto delle norme anti coronavirus nei centri d'accoglienza, Luciana Lamorgese vorrebbe distribuire i migranti in piccole strutture sparse per tutto il territorio nazionale

Ecco il piano della Lamorgese: migranti sparsi in tutta l'Italia

Un problema relativo ai migranti, in piena fase di quarantena forzata per gli italiani, c’è. Ad ammetterlo, come si legge in un articolo delle scorse ore apparso su LaRepubblica, è anche lo stesso ministero dell’interno.

Tutto però fino a pochi giorni fa era passato in silenzio e sotto traccia. Anche i casi di contagio da coronavirus, segnalati tra gli altri da Francesco Borgonovo su La Verità, all’interno di alcuni centri in Lombardia, non hanno occupato le prime pagine dei giornali. Ma un problema c’è ed è ben evidente: “C’è un altro nodo spinoso sul quale il ministero dell'Interno non intende lasciarsi cogliere impreparato – dicono per l’appunto fonti del Viminale a LaRepubblica – ed è quello dei centri di accoglienza per migranti”.

Qui, come scritto nei giorni scorsi su IlGiornale, il problema è duplice: da un lato è difficile far rispettare le norme che prevedono la non circolazione in strada se non per motivi inderogabili, dall’altro anche per chi, dopo mille sforzi degli operatori e delle forze dell’ordine, si convince a stare dentro i centri la situazione non è semplice.

Molte strutture sono sovraffollate, si mangia in grandi mense in comune e si dorme in stanze con anche dieci letti. In tv gli stessi virologi consigliano anche ai coniugi di rispettare la distanza in casa, di stare sempre ad almeno un metro dall’altro, in situazioni del genere nei centri appare impossibile anche solo pensare di poter applicare le norme previste dal decreto della presidenza del consiglio.

E con i primi casi di contagio registrati, come quello avvenuto all’interno del centro d’accoglienza milanese di via Mattei, la situazione potrebbe diventare davvero esplosiva. E così, il Viminale starebbe pensando ad un piano per provare ad evitare gravi problemi per la salute di migranti ed operatori dei centri, oltre che dei cittadini tutti.

Si tratterebbe, in particolare, della possibilità di alleggerire i centri più affollati. Una prospettiva da attuare, in poche parole, smistando migliaia di migranti in altre strutture più piccole disseminate in tutto il territorio: “Proprio per evitare che eventuali contagi possano rendere queste strutture bombe epidemiologiche – si legge su Repubblica – il Viminale sta studiando un piano di alleggerimento dei centri individuando, con i prefetti, altre strutture dai piccoli numeri in cui poter trasferire parte dei migranti”.

Un piano che, sia sotto il profilo politico che pratico, presenta non poche incognite. In primo luogo infatti, si nota come l’input volto ad affrontare un problema già ben conosciuto prima dell’emergenza, sia arrivato forse troppo tardi. Come detto in precedenza, sulla questione a dominare è stato un certo silenzio riscontrato anche dallo stesso ministro dell’interno, Luciana Lamorgese.

Sul piano pratico, risulta difficile immaginare come attuare questa disposizione, sempre che essa venga approvata in tempi certi perché, fino ad oggi, il piano risulta presente solo in dichiarazioni di fonti del Viminale rese ai colleghi di Repubblica. In Italia risultano censiti 85.324 migranti, molti di questi distribuiti tra Lombardia ed Emilia Romagna, le regioni più flagellate dal Covid-19.

Come si riuscirà, nel giro di pochi giorni, ad individuare un programma con tutti i vari Prefetti del paese per iniziare lo spostamento dei migranti? In che modo verranno trovate le strutture idonee per ospitare centinaia di persone e far rispettare loro le misure di distanziamento sociale? Quest’ultima è forse la domanda a cui è più difficile rispondere. Anche perché occorrerà vedere quali territori, quali sindaci, quali amministratori, in un momento del genere, accetteranno l’arrivo di migranti da altre zone, per di più da quelle più contagiate dal coronavirus.

Il problema c’è, ma non da ora: quello del sovraffollamento dei centri rappresenta una gravosa situazione già da prima dell’emergenza sanitaria, che adesso però rischia di esplodere.

E dimostra, ancora una volta, quanto poco diligente oltre che poco rispettosa dei diritti di tutti (migranti e cittadini) sia stata in questi anni la gestione dell’accoglienza in Italia.

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