Nei giorni scorsi Riccardo Gatti, presidente dell’Ong spagnola Open Arms, ha dichiarato senza mezzi termini di voler lavorare per tornare in mare ed effettuare nuove missioni a largo della Libia.
“In Libia ci sono ancora uomini, donne e bambini che rischiano la vita ogni giorno – aveva dichiarato Gatti – in Libia il coronavirus non è l'unico problema, la loro vita è violata. Tutti i giorni”. Come dire dunque che, anche se l’Italia è immersa nella sua guerra contro il coronavirus, Open Arms e magari anche altre Ong avrebbero in ogni caso puntato i riflettori sui migranti da recuperare nel Mediterraneo.
Frasi che, all’interno di una vasta fetta dell’opinione pubblica, non sono state accolte in modo positivo. Anche perché ben si comprendono i rischi attuali per il nostro Paese di far sbarcare anche una singola nave con migranti a bordo. Vorrebbe dire, tra le altre cose, distrarre uomini e mezzi impegnati nel fronteggiare l’emergenza Covid-19 per destinarli all’accoglienza dei migranti.
Oggi l’Ong spagnola ha voluto forse fare un passo indietro o, quanto meno, mostrare la propria attenzione sul fronte della lotta al coronavirus. Sul proprio canale Twitter infatti, Open Arms questa mattina ha pubblicato la foto di alcuni medici attualmente impegnati sia in Italia che in Spagna in alcuni degli ospedali più esposti all’attuale emergenza sanitaria.
“Si chiama Paola, ha fatto parte della Missione 72 sulla OpenArms e ora è in prima linea COVID19 come medico nel reparto di terapia intensiva di Milano”, si legge ad esempio in uno dei post dell’Ong. Sotto le frasi, anche una foto con la tuta e le mascherine della donna impegnata in uno dei nosocomi del capoluogo lombardo: “La priorità è sempre la stessa, in mare e a terra: salvare vite. Grazie, sempre”.
Appare dunque chiaro l’obiettivo di Open Arms di ridimensionare quella linea mediatica che, nei giorni scorsi, sembrava essere orientata unicamente alle proprie missioni nel Mediterraneo. Oltre al post dedicato al medico operativo a Milano, ci sono anche le foto di altri professionisti che nei mesi scorsi hanno lavorato a bordo della nave spagnola: “Iñas, medico nella missione 65, si è preso cura di 163 naufraghi durante 21 giorni interminabili nella missione più dura di OpenArms – si legge in un altro post – Oggi affronta COVIDー19 come medico per le emergenze respiratorie a Barcellona. Grande, Iñas. Grazie e forza!”
Spazio anche ad una ragazza attualmente impegnata nella città più colpita dall’epidemia: “Si chiama Ilaria, ha 32 anni, è di Potenza – è la frase scritta sopra una foto che ritrae un’altra donna con tuta e mascherine all’interno di un reparto di terapia intensiva – Ha fatto parte della missione 64 sulla OpenArms e ora è in prima linea COVID19 come medico di emergenza a Bergamo. Salvare vite in mare e a terra”.
Attualmente la nave dell’Ong spagnola è ferma, così come le altre delle varie organizzazioni. Non ci sono le condizioni materiali per ripartire, anche se, come detto in precedenza, la volontà sarebbe quella di tornare nel Mediterraneo.
Una circostanza quest’ultima che però metterebbe, soprattutto sotto il fronte logistico, in difficoltà un’Italia per adesso impegnata a far cessare quanto prima l’epidemia da coronavirus. E che, di conseguenza, non sarebbe in grado di accogliere nuovi migranti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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