Cronache

Adesso è ufficiale: le multe servono soltanto a far cassa

La sicurezza stradale non migliora. Il comandante dei vigili urbani di Pavia ai suoi uomini: quest’anno dovete compilarne il 20% in più

Adesso è ufficiale: le multe servono soltanto a far cassa

Il sospetto già c’era, ma ora è un fatto assodato: le multe servono come leva per fare cassa, da rimpinguare determinando a priori quante contravvenzioni in più dovranno essere elevate nell’anno. Nero su bianco, è il documento consegnato ai vigili dal Comune di Pavia, che, nell’ambito del bilancio previsionale 2012, fissa gli obiettivi: più 20% per le soste irregolari sulle strisce blu e via elencando, a seconda del tipo di sanzione: sosta sui marciapiede, guida col telefonino, guida senza cintura... Un po’ come la fabbrica di succhi di frutta che programma vari aumenti di produzione per incrementare il fatturato. Peccato che i limoni da spremere siano i cittadini, trasgressori del Codice della strada a prescindere (piuttosto di valutarne il comportamento in base alle statistiche degli anni precedenti), e che la faccenda, su cui ora divampa il fuoco delle polemiche, odori parecchio di bruciato. Anche sul fronte della legittimità. Come se non bastassero gli autovelox col trucco e i semafori dal giallo-trappola, il gioco sporco continua, e lo Stato sembra chiudere un occhio. Indicare le multe come voce d’incasso significa un inasprimento certo delle sanzioni: dove andranno a pescare i solerti vigili di Pavia? Immaginiamo laddove sia più semplice cogliere in fallo l’automobilista che deve parcheggiare, magari recandosi dove i mezzi pubblici latitano o non arrivano proprio.

L’autogol dell'amministrazione pavese smaschera l’abitudine a considerare automobilisti e motociclisti come un bancomat sempre disponibile. E se lo Stato taglia i trasferimenti all’ente locale, niente di meglio che riscuotere con le multe facili. Quel che è certo, è che i vigili che si alzeranno ogni mattina con l’obiettivo preassegnato non dovranno scervellarsi troppo. Nelle città italiane circola in media oltre il doppio delle auto per le quali è possibile trovare un parcheggio: non è un caso se, come si evince dal rapporto Aci-Censis 2011, le infrazioni commesse con maggiore frequenza, quasi il 60 per cento del totale, sono la sosta in divieto ovvero sul marciapiede o in doppia fila. A seguire, sempre restando in ambito urbano, l’accesso alle ztl, il mancato uso degli indicatori di direzione (le «frecce»), l’invasione della corsia degli autobus, il superamento dei limiti di velocità, le violazioni della segnaletica orizzontale e dei semafori...

Dati alla mano, il rapporto registra in particolare l’aumento di trasgressioni a basso rischio di incidentalità come il divieto di sosta (+9%), l’occupazione delle corsie riservate ai mezzi pubblici (+5%), l’ingresso nelle ztl (+3%), mentre diminuiscono di ben 4 punti percentuali le sanzioni per l’uso, peraltro pericolosissimo, del cellulare senza viva voce. Nel 2010 i Comuni italiani hanno incassato con le multe 1,14 miliardi di euro; a Milano, dove già nel 2002 l’allora sindaco Albertini vantò l’aver raggiunto la soglia dei 2 milioni di contravvenzioni, lo scorso anno l’amministrazione ha messo a bilancio multe per 126 milioni, circa 250 ne ha ricavati Roma, mentre Firenze ne ha visti piovere in cassa una cinquantina. Così, non meraviglia se le multe sono diventate la quarta voce di spesa annua nella gestione dell’auto, circa 118 euro a testa, ben 18 in più rispetto al 2010.

Ma che fine fanno questi quattrini? In base all’articolo 208 del codice della strada, finora troppo spesso disatteso, i proventi delle multe vanno destinati, ciascuna voce per il 12,50% del totale, alla manutenzione stradale, alla segnaletica, a interventi a favore degli utenti deboli, nonché a corsi di educazione stradale e ai controlli.

C’è da augurarsi che sia così anche a Pavia, senza però che la fabbrica delle multe faccia proseliti. Riscuotano piuttosto le sanzioni insolute, come il Comune di Rovigo, che lo scorso autunno per compensare i tagli ai trasferimenti ha messo a bilancio una percentuale verosimile di questi crediti, evitando comunque di seguire l’esempio di Salerno che, stando a quanto riporta il sito agendapolitica.

it, inserisce tra i residui attivi multe ormai prescritte.

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