Aflatossine, pesticidi e salmonella: ecco la lista dei cibi da evitare

Tra i principali responsabili degli allarmi alimentari scattati nel 2020 secondo la Coldiretti ci sono i semi di sesamo indiani, il pollo proveniente dalla Polonia, gli ortaggi turchi ma anche le ostriche francesi

Aflatossine, pesticidi e salmonella: ecco la lista dei cibi da evitare

Frutta, verdura, carne, crostacei e semi. Cibi apparentemente salutari che possono trasformarsi in veleno quando al loro interno si nascondono etilene, pesticidi, batteri e aflatossine. E questo succede più spesso di quanto si pensi. Nel 2020, infatti, l’Italia ha inoltrato all’Unione europea ben 297 segnalazioni di alimenti contaminati, quasi una al giorno. E in otto casi su dieci gli alert hanno riguardato prodotti importati da Paesi dove non vengono rispettati i nostri standard di sicurezza e controllo. Un rischio non da poco per i consumatori, che possono ritrovarsi, loro malgrado, ad addentare alimenti pericolosi per gli alti livelli di diossine, metalli pesanti, additivi, sostanze inquinanti o residui chimici.

A stilare la "lista nera" dei prodotti più pericolosi è stata la Coldiretti. L’elenco, presentato al XIX Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’alimentazione, si basa sulle rilevazioni dell’ultimo rapporto del Sistema di allerta rapido europeo (RASFF) sugli allarmi per rischi alimentari. In cima alla classifica ci sono i semi di sesamo che si utilizzano come guarnizione nelle insalatone o nei roll di sushi. Quelli provenienti dall’India spesso contengono ossido di etilene, registrato in 296 casi. Il Paese asiatico è responsabile, spiegano ancora da Coldiretti, del 12 per cento degli allarmi scattati in Europa.

Poi c’è la carne di pollo polacca, che in 273 campioni analizzati conteneva il batterio della salmonella e gli ortaggi importati dalla Turchia, zeppi di pesticidi vietati nel nostro Paese. Un problema non da poco, visto che lo scorso anno abbiamo importato circa 5 milioni di chili di sesamo dall’India, per un giro d’affari di circa 7 milioni di euro, 14 milioni di chili di carne di pollo dalla Polonia, per 20 milioni di euro, e l’equivalente di 416 milioni di euro di frutta e verdura turca. I cibi provenienti da Polonia e Turchia sono stati protagonisti del 10 per cento degli allarmi alimentari nel nostro Paese.

Ma la black list non si ferma qui. A rischio salmonella c’è anche il pepe nero che arriva dal Brasile, mentre è allarme per le aflatossine presenti nella frutta secca turca, in particolare nei fichi e nei pistacchi, e nelle arachidi provenienti da Usa e Argentina. E pure nelle rinomate ostriche francesi è stata individuata la presenza del norovirus, che scatena le gastroenteriti.

"Occorre garantire che le importazioni di prodotti da paesi terzi rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee", ha commentato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini.

L’87 per cento degli italiani, secondo una rilevazione della stessa associazione in collaborazione con il Censis, sarebbe d’accordo con lui, chiedendo "il divieto di ingresso nei mercati nazionali dei prodotti provenienti da paesi privi di regole sociali, di sicurezza e sanitarie analoghe a quelle italiane e della Ue".

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