Cronache

Agente di polizia morì per 3 interventi, Bonafede: "Fare chiarezza"

Valerià morì nel 2017, dopo un'infezione da calcoli renali. Il padre, che ha svolto indagini personali ha chiesto aiuto al ministro.

Agente di polizia morì per 3 interventi, Bonafede: "Fare chiarezza"

Valeria Lepore, l'agente di polizia penitenziaria 29enne, morta più di 4 anni fa, dopo il ricovero per un calcolo renale, poteva essere salvata. È quanto sostiene Giuseppe, il padre della ragazza che, da tempo, cerca la verità sulla morte di sua figlia. L'uomo ha condotto indagini personali e fatto esposti contro i magistrati, a causa di alcune "omissioni e irregolarità". E ora anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede vuole vederci chiaro. Per questo, ha chiesto che siano svolti ulteriori accertamenti sul caso di Valeria.

Il 14 luglio 2014 la ragazza era in vacanza a Manduria, con la sua famiglia, come ricorda il Corriere della Sera. Improvvisamente venne colpita da forti dolori all'addome e, per questo, venne portata all'ospedale di Taranto e poi trasferita al Policlinico di Bari. Valeria si era sentita male a causa di un calcolo renale che venne rimosso con un'operazione. Successivamente, però, la ragazza contrasse un'infezione e venne sottoposta all'operazione per impiantare un polmone artificiale e a una di craniectomia. Il 17 luglio di quell'anno Valerià morì.

La procura di Bari aveva indagato sui medici del Policlinico, ma aveva archiviato il tutto. Il prossimo 3 dicembre, però, dovrebbe prendere il via il primo processo ai danni di tre medici di Taranto, in seguito ai nuovi elementi emersi grazie alle ricerche del padre della ragazza. Giuseppe, infatti, è riuscito a dimostrare, grazie a una perizia grafologica, che sul consenso ad alcune delle operazioni le firme erano state falsificate.

Inoltre, dalla relazione condotta da un medico legale e da un anestesista, nominati dalla parte offesa, è emersa "una nutrita serie di irregolarità tra cui peraltro spiccano il falso ideologico alla base di una richiesta di consenso all’intervento di craniotomico, mai espresso dai familiari". Non solo: "nella cartella clinica manca qualunque tracciato EEG (esame elettroencefalografico) che avrebbe assunto importanza fondamentale per discriminare, se eseguito prima dell’intervento di craniotomia, l’epoca esatta della morte cerebrale". La ragazza non venne sottoposta nemmeno alla Tac e "venne lasciata in tale stato sino al 16 luglio 2014".

Valeria morì 24 ore dopo.

Commenti