Coronavirus

I poliziotti senza tamponi nell'inferno di Lampedusa

Grave la denuncia del segretario generale di Es Polizia: "Il tampone rino faringeo dovrebbe essere obbligatorio per gli appartenenti alle Forze dell’ordine, eppure assurdamente non è così, nè lo è mai stato"

I poliziotti senza tamponi nell'inferno di Lampedusa

Con l'impennata del numero dei clandestini a Lampedusa, l'incremento di casi di positività al Coronavirus tra di essi ed i gravi episodi di fuga registrati nelle scorse settimane aumentano anche i rischi per i rappresentanti delle forze dell'ordine impegnati nel gestire l'emergenza.

A sottolineare la problematica ed a denunciare le lacune nel sistema accoglienza, specie per quanto riguarda le autorità, è il segretario generale di Es Polizia Vincenzo Chianese. "Mentre a Lampedusa i migranti da stanotte sono arrivati a 1.400, con una quarantina in fuga", esordisce il segretario, come riportato da "ItalPress", "nessuno pensa alla sicurezza di poliziotti, carabinieri e finanzieri che non solo sono impegnati allo spasimo nella gestione di un problema che non è e non deve assolutamente essere un problema di polizia ma, in piena emergenza, da tre giorni lo fanno senza alcuna efficace tutela dal contagio da Covid-19, neanche sotto forma di controllo successivo e neppure se ne fanno richiesta".

Gravi le accuse di Chianese, che entra nei dettagli per chiarire i motivi delle sue esternazioni. "Il tampone rino faringeo per accertare un eventuale effettivo contagio dovrebbe essere obbligatorio per gli appartenenti alle Forze dell’ordine", spiega il segretario,"almeno quando terminano l’impiego presso i centri e rientrano presso uffici e raparti di provenienza, nonchè presso le rispettive famiglie, per tutelare non solo i diretti interessati, ma anche i loro colleghi e familiari. Eppure assurdamente non è così e non è mai stato così".

E questo nonostante il fatto che gli stessi rappresentanti delle forze dell'ordine si siano interessati in prima persona per richiedere le dovute tutele. "Fino a tre giorni fa molti colleghi coscienziosi chiedevano ed ottenevano di essere volontariamente sottoposti a questo fondamentale accertamento", racconta Chianese. "Ma il continuo aggravarsi della situazione ed il colpevole disinteresse di chi avrebbe dovuto provvedere in merito ha fatto sì che i Servitori dello Stato siano stati ancora una volta dimenticati dallo Stato e si siano visti negare i tamponi del Poliambulatorio di Lampedusa per mancanza di kit disponibili".

Una lacuna grave, che il segretario non imputa al Poliambulatorio ma a chi si sarebbe dovuto occupare di gestire il problema ai piani più alti. "La responsabilità non va certo addebitata ad una struttura che fornisce i kit ai migranti, alla comunità locale e ai turisti", dichiara ancora il segretario a "Italpress", "svolgendo nei confronti degli appartenenti a Polizia, Carabinieri e Finanza impegnati in un servizio di ordine pubblico un ruolo di mera supplenza rispetto a ciò che le autorità politiche avrebbero dovuto prevedere ma che non hanno mai previsto nè tantomeno gestito, in un inaccettabile caos gravido di rischi ormai incalcolabili".

In conclusione arriva l'accorato appello allo Stato, nella speranza che le cose possano cambiare. "Ci auguriamo che il Ministro Lamorgese faccia adottare subito ai Prefetti e a tutte le autorità interessate protocolli sanitari chiari e tassativi, per poter vigilare efficacemente sull’incolumità di tutti gli appartenenti alla Forze dell’ordine chiamati ad intervenire in situazioni di particolare esposizione al rischio di contagio, quali sono senza ombra di dubbio tutti i servizi connessi alla gestione del fenomeno migratorio, ma anche di tutti gli altri e dei familiari".

Un affondo al governo arriva anche da parte del presidente della regione Sicilia Nello Musumeci. "I nostri operatori sanitari, che non smetterò mai di ringraziare per quanto stanno facendo, mi hanno appena informato che a Lampedusa sono stati individuati 38 nuovi migranti positivi al Covid-19. È l'ennesimo episodio", commenta il governatore, come riportato da "LaPresse".

"Sinceramente non comprendiamo l'atteggiamento del governo centrale che, oltre a non chiudere i porti siciliani, a più di due mesi dalla nostra richiesta non si è ancora pronunciato sullo "stato di emergenza" per quell'isoletta.

Ciò che amareggia, in particolare, è l'indifferenza nei confronti di una piccola comunità che del sentimento di accoglienza e del senso di sacrificio ne ha fatto negli anni una ragione di vita", conclude Musumeci.

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