Coronavirus

Ai migranti test Covid, agli agenti no. Le stranezze del trasporto migranti

Ai cittadini è vietato vedere i parenti. Ma sugli aerei agenti assembrati coi migranti. Interrogazione alla Lamorgese

Ai migranti test Covid, agli agenti no. Le stranezze del trasporto migranti

Emergono altri interrogativi sulle modalità di trasferimento dei migranti in aereo. Altri dettagli su quei voli charter carichi di persone, rivelati nei giorni scorsi dal Giornale.it. Immaginatevi la scena: circa 120 persone viaggiano assembrate in uno spazio chiuso. Sono un'ottantina di poliziotti e una quarantina di immigrati, tutti seduti in aereo belli appiccicati. Una modalità, lamentano alcuni sindacalisti, che non garantisce il "giusto distanziamento" anti contagio e che, inutile negarlo, fa storcere il naso a molti agenti.

I fatti sono ormai noti (leggi qui la ricostruzione completa). Giovedì scorso alcuni poliziotti decollano da Fiumicino, raggiungono Catania, qui caricano a bordo 40 stranieri e li scortano a Milano destinazione centro per il rimpatrio. Poi tornano indietro, prendono in carico altri 41 immigrati e li trasferiscono a Torino. Anche loro diretti al Cpr. Il tutto per un totale di 5 voli nazionali, distribuiti in quasi 20 ore di servizio consecutivo, con il rientro a casa alle 4.30 di notte. Il ritardo, fanno sapere dal dipartimento di Ps, è stato provocato dal test positivo di una mediatrice di Torino, che ha costretto le autorità a sottoporre al tampone tutti presenti prima di far arrivare i tunisini. Il charter è rimasto quindi a Catania più del dovuto in attesa degli esiti negativi dei tamponi necessari per dare il via libera al trasferimento. La pratica si è sbloccata solo alle 20 ed ecco che il servizio si è protratto "eccezionalmente" più del dovuto.

Oltre alle 20 ore di servizio, però, a far discutere sono le regole generali. Regole che certo non scrive il dipartimento, ma che arrivano più da lontano. L'aereo utilizzato per il trasferimento aveva 25 posti liberi, eppure le immagini (guarda) mostrano agenti e stranieri gli uni vicino agli altri. Assembrati. "Se dentro casa gli italiani non possono stare con più di sei persone - si domanda Fabio Conestà, segretario del Mosap - come si fa a dire che sugli aerei è permesso stare appiccicati? È in contraddizione con la norma generale". I protocolli però sono questi. E organizzare voli per trasferire meno di 40 persone, garantendo così più spazio a bordo, per il dipartimento sarebbe troppo "difficile". Così si vola a pieno carico. La domanda allora sorge spontanea: è opportuno far stare così tante persone tutte insieme?

I dpcm sul trasporto aereo sono chiari. A bordo sarebbe necessario mantenere la distanza di un metro, tuttavia sono ammesse deroghe. Le compagnie possono riempire un velivolo a condizione che "l'aria a bordo sia rinnovata ogni 3 minuti", che ci siano flussi verticali e filtri Hepa. Bisogna poi misurare la febbre a tutti e indossare le mascherine (da cambiare ogni 4 ore). Queste regole sono state rispettate? I voli di giovedì scorso duravano poche ore, dunque sul fronte mascherine il problema non si porrebbe. Anche se le versioni sono discordanti: c'è chi dice che i dpi vengono cambiati spesso, altri lo negano. Il dipartimento assicura che agli agenti viene fornito un ricambio di mascherina. Quel che fa strano, però, è che anche sul bus che li ha portati alla scaletta dell'aereo (foto in possesso del Giornale.it lo dimostrano) i poliziotti sono stretti come sardine. Le immagini fanno il paio con i vagoni delle metro che tanto hanno fatto discutere in questi mesi di pandemia. Domanda: mentre agli italiani si chiede di ridurre ogni tipo di contatto, è normale prevedere questo tipo di servizio?

C'è poi un'altra questione. Ai migranti prima di partire viene fatto un tampone e salgono sull'aereo solo in caso di esito negativo (anche se qualche inciampo in passato c'è stato). Quello che a molti però appare incomprensibile, è per quale motivo si faccia l'esame agli stranieri e non agli agenti che li accompagnano. Serve a poco sapere che i migranti sono negativi, se poi anche uno solo degli agenti risulta positivo, no? Paradossalmente potrebbe essere un agente, positivo asintomatico, a infettare il migrante. Che a quel punto porterebbe il virus nel Cpr. Dal dipartimento fanno notare che la regola vale per chiunque, non solo per i poliziotti: se un civile prende un volo da Milano a Roma non è costretto a dimostrare la sua negatività, ma deve solo consegnare un'autocertificazione. Lo stesso vale sul bus.

Forse allora andrebbe rivista la regola generale. Affiinché succeda, però, il governo - in particolare Lamorgese e la collega De Micheli - dovrebbe rivedere le norme sui voli in aereo. O imporre limitazioni particolari per queste occasioni.

Caso specifico a parte, infatti, la questione dei trasferimenti dei migranti è da settimane motivo di lamentele. È di ottobre il caso di un tunisino, riportato a Hammamet, il cui esito positivo del tampone è arrivato solo dopo il rimpatrio, costringendo alcuni poliziotti alla quarantena. Notizia su cui la Lega ha presentato un'interrogazione al ministro Lamorgese. E che ha sollevato le proteste dei sindacati. Sindacati che, peraltro, convocati in Commissione alla Camera avevano già sottolineato le criticità dei rimpatri al tempo del Covid. "Le lunghe percorrenze - diceva Andrea Cecchini, segretario di Italia Celere - obbligano le questure ad impiegare per almeno due giorni il personale dipendente impegnato nella scorta nazionale, senza sottovalutare inoltre i rischi di contagio Covid causato dal contatto stretto e prolungato con lo straniero da trattenere presso il Cpr, nonostante la presenza di certificazione di tamponi negativi per il Covid". Sul caso di giovedì scorso, peraltro, anche il capo della polizia Franco Gabrielli era stato informato. E ora FdI ha presentato un'altra interrogazione al ministro.

Nella speranza, chissà, che i protocolli possano cambiare.

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