Gli aggrediti trattati da aggressori

Nella storia i Paesi che la comunità internazionale ha sottoposto a norme che ne mettessero sotto tutela e controllo le forze armate sono stati quelli che hanno perso una guerra ma, soprattutto, che l'hanno provocata aggredendo un altro Stato

Gli aggrediti trattati da aggressori
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Forse la previsione è un po' affrettata e condizionata da un pregiudizio che molti dopo le delusioni di un anno di promesse mancate, minacce andate a vuoto, ultimatum dimenticati hanno maturato su Donald Trump, ma i 28 punti del piano della Casa Bianca per la pace rischiano di mettere l'Ucraina sullo stesso piano inclinato che riportò l'Afghanistan liberato - e illuso - sotto le grinfie dei "taliban". In fondo anche quel piano fu ideato sotto l'amministrazione Trump con il tradizionale eccesso di pragmatismo e superficialità e attuato da quel presidente travicello che fu Joe Biden. Ora con Kiev la Storia rischia di ripetersi. Il problema non sono tanto le concessioni territoriali a Putin previste dal progetto: chilometro quadrato in più o in meno fotografano grosso modo l'attuale linea del fronte che è stata determinata dall'evoluzione del conflitto.

La questione più pregnante è l'ipotesi di un dimezzamento dell'esercito di Kiev. Tema non solo militare ma anche politico.

Nell'idea di Trump gli ucraini dovrebbero affidare la loro sicurezza non alla Nato ma bensì ad accordi bilaterali con gli Stati Uniti o chi per loro. Considerando la volubilità del personaggio Trump peggio mi sento. Un'ipotesi del genere, nei fatti, prevede una concessione di sovranità: in una condizione di inferiorità militare istituzionalizzata l'Ucraina sarebbe in balia delle strette di mano tra il leader del movimento Maga e lo zar. Equivale affidarsi - con tutto il rispetto - al valore commerciale di una moneta di due soldi bucata. Il dimezzamento dell'esercito di Kiev però ha anche, come dicevo, un valore politico. Nella storia i Paesi che la comunità internazionale ha sottoposto a norme che ne mettessero sotto tutela e controllo le forze armate sono stati quelli che hanno perso una guerra ma, soprattutto, che l'hanno provocata aggredendo un altro Stato: ad esempio la Germania dei due conflitti mondiali o, ancora, il Giappone del '45. Sottoporre l'Ucraina ad un simile trattamento significa indicarla come il Paese sconfitto nella guerra - il che non è vero - e soprattutto considerarla il Paese aggressore: di fatto si certificano due grandi fandonie.

Si mette in discussione addirittura una verità storica ovvia per chi non si è convertito al putinismo sulla via di Mosca, cioè che il Paese "aggressore" che ha dato il via al conflitto sia stata la Russia. Un dato incontrovertibile, documentato dai filmati di quattro anni fa, dalle notizie sul web, dai servizi dei telegiornali e degli organi di stampa e che purtroppo non entra proprio in quel testone con il ciuffo arancione. Ma soprattutto si disarma un Paese proprio quando si sa benissimo che una pace basata sull'equilibrio delle armi non si garantisce sicuramente disarmando uno dei due contendenti.

Perché su questa strada non si costruisce quel surrogato di pace che da ottanta anni fa tacere le armi tra le due Coree, ma si imbocca la strada che porta a Kabul: cioè si indebolisce un Paese e lo si abbandona alla mercé del più forte. Un vero insulto nei confronti di chi ha sacrificato tutto, anche la vita, per la propria libertà e una bestemmia per chi crede ancora nella democrazia.

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