Per alberghi e affitti brevi la crisi da virus vale doppio

Con 60 euro una notte in doppia vista Canal Grande. Ma gli alberghi in realtà chiudono tutti. E quando noi guariremo e si ammaleranno tedeschi e americani saranno di nuovo vuoti

Per alberghi e affitti brevi la crisi da virus vale doppio

Due notti in camera doppia con vista sul Canal Grande? Al Foscari Palace su Booking.com costano appena 63 euro a notte. Nel weekend. “Ma sono prezzi apparenti, perché a Venezia non viene più nessuno-, spiega Carlo Scarpa, direttore dell’Associazione veneziana albergatori, locale associata di Federalberghi – il 95 per cento qui ha chiuso o mantiene il personale al minimo, giusto per raccogliere eventuali prenotazioni future“. Stesso film a Milano, dove sono rimasti aperti solo 20 hotel. E anche gli appartamenti destinati agli affitti brevi sono in gran parte vuoti. E a essere colpiti non è solo chi affitta una seconda casa per risparmiare. Nella sola Milano ormai, il 36 per cento degli appartamenti in affitto on line sono gestiti da società di property management. “Noi teniamo duro con gli affitti a più lunga scadenza -spiega Marco Celani, ad di Italianway, primo player in Italia dopo Airbnb- e ora stiamo cercando di inventarci offerte nuove, come le stanze in affitto per lo smartworking, destinato a chi magari non ha spazi adeguati o connessione internet a casa”. L’ufficio studi di Italianway ha contattato 65 operatori professionali più piccoli in Lombardia, con 6.000 appartamenti in totale, e ha stimato 3.000 posti di lavoro a rischio. Nella sola Milano il settore ha già perso 43 milioni. Un quadro che Celani ha riferito, anche in rappresentanza di questi operatori minori a rischio, negli incontri con il sottosegretario ai Beni culturali e al Turismo Lorenza Bonaccorsi. Tutta l’economia italiana è colpita in modo drammatico dalla crisi da virus. Ma per il turismo si potrebbe realizzare la tempesta perfetta: una congiuntura globale in grado di raddoppiare la crisi. Per giorni infatti, tedeschi, francesi, inglesi e americani hanno guardato all’Italia con curiosità, ma sentendosi estranei al nostro dramma, in alcuni casi chiudendoci le frontiere, ma senza pensare che lo stesso calvario potrebbe presto toccare anche a loro. La lezione italiana non sembra essere servita. “E così, -spiega Celani- se ora l’Italia è una meta che non attrae turisti, domani, quando si spera che noi saremo fuori pericolo, potrebbe essere costretta a respingerli”. Uno scenario choc: se anche l’Italia, una volta battuto il virus, chiudesse le frontiere a chi viene da Paesi infetti che sono i nostri migliori e più affezionati “clienti”, la penuria di turisti dall’estero continuerebbe, raddoppiando la durata della crisi per uno dei settori portanti della nostra economia. “Per noi a Venezia - aggiunge Scarpa- è peggio ancora: noi abbiamo già raddoppiato: l’acqua alta disastrosa ha mandato all’estero un messaggio devastante e, pur avendo invitato in laguna i giornalisti stranieri per mostrar loro che la città non è affondata, dal 12 novembre a oggi stimiamo che l’intero comparto abbia perso a Venezia un miliardo di euro”.

Per i gestori di affitti brevi il primo effetto è che la contestata riforma del settore pare congelata. Ma dal governo tutti si attendono un intervento sugli ammortizzatori sociali per i dipendenti e sulle scadenze fiscali per le aziende. O sarà un colpo fatale per molti.

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