Allarme da Frontex: «Il business dei disperati più lucroso di droga e armi»

Mentre l'opinione pubblica e i governanti di mezza Europa sembrano essersi accorti solo ieri del dramma dei migranti, ci sono almeno 30mila persone nell'Unione che l'hanno capito da tempo. E lo stanno sfruttando biecamente. Tanti sarebbero secondo Europol i sospetti trafficanti di uomini che si stanno arricchendo con l'organizzazione dei viaggi della speranza. L'agenzia ha iniziato a occuparsi del fenomeno dopo aver iniziato a monitorare la Rete in cerca di tracce di attività terroristica. E invece, sulle pagine di Facebook in arabo, ha scoperto che fiorivano organizzazioni in grado di offrire pacchetti completi, come fossero agenzie turistiche.

A rivelare l'estensione del fenomeno è Robert Crepinko, capo della divisione Crimine organizzato dell'Europol, intervistato dall'agenzia France presse: «Se parliamo dell'intero spettro delle migrazioni illegali verso l'Europa, non solo nel Mediterraneo, parliamo di 30mila sospettati». La rotta dei Balcani sta diventando la più importante, tanto che solo un decimo dei sospettati sarebbe coinvolto negli spostamenti via mare.

I migranti arrivano da diversi Paesi, alcuni in guerra, altri alle prese con drammatiche crisi socio-economiche, ma, secondo Europol, è soprattutto la fuga di massa dalla Siria ad aver innescato un cambiamento dell'asse delle attività criminali nel nostro continente. I siriani infatti sono relativamente benestanti e sono pronti a pagare somme consistenti, fino a 10mila dollari a persona per i viaggi che gli scafisti di mare e di terra ormai organizzano su scala industriale. Inclusa la pubblicità sui social network e la possibilità di scegliere la «classe» del viaggio e le modalità, dal camion di copertoni verso la Grecia al volo charter per la Svezia.

L'analisi di Frontex, l'agenzia chiamata a vigilare sulle frontiere dell'Ue, concorda perfettamente. Secondo la portavoce Izabella Cooper, al momento il traffico di esseri umani, a scopi sessuali o per migrazione, «probabilmente è il business illegale più redditizio che ci sia», avendo superato quelli di droga e armi: si parla di miliardi di euro di profitti. Ecco perché le organizzazioni criminali avrebbero dirottato su questi traffici anche mezzi che venivano utilizzati per il contrabbando di merci, oggi considerate evidentemente meno redditizie.

La molla mediatica già vista in altre occasioni ora è scattata: il potere di una o più scene drammatiche (un bimbo morto sulla spiaggia e i migranti in marcia a piedi dall'Ungheria verso la Germania) stanno infiammando un'opinione pubblica rimasta abulica negli ultimi anni, che hanno visto toccare punte di 2-3.000 morti l'anno. I governi, altrettanto sordi per mesi e mesi, all'improvviso sentono il richiamo dell'emozione della piazza e la conseguenza potrebbe essere un'improvvisa mobilitazione militare per bloccare i trafficanti e forse anche per porre fine al conflitto in Siria. Francia e Regno Unito fanno trapelare di aver preso in considerazione questa opzione. Un nuovo picco di ipocrisia, visto che la stessa Europol ha da tempo in corso una missione, Eunavfor Med, che per ora si è limitata alla raccolta di informazioni di intelligence sugli scafisti, cui non sono mai seguite vere azioni. Europol fa sapere tra l'altro che ha già attivo un ufficio in Sicilia che partecipa alla missione e che un altro sarà aperto in Grecia, al Pireo. Eppure pochi giorni fa una fonte Nato aveva fatto sapere al sito di news Euobserver che l'Organizzazione atlantica era pronta a partecipare ad azioni contro gli scafisti «se gli fosse stato chiesto». Ma nessuno lo chiedeva.

Anche perché gli esperti militari sono concordi: l'unica strada sarebbe «boots on the ground», truppe di terra. Una strada prevedibilmente costosa e sanguinosa che, prima di Aylan, ha visto le cancellerie d'Europa molto riluttanti.

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