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Sul treno del mare per Rimini chiedere i biglietti è un rischio

In viaggio con il controllore: in tanti senza ticket, lo insultano e minacciano. E nessuno lo difende Sempre più donne chiedono di cambiare ruolo

Sul treno del mare per Rimini chiedere i biglietti è un rischio

Rimini - Cronache dal Paese reale. Nell'estate in cui il problema della sicurezza sui treni e delle violenze sui controllori è deflagrato in tutta la sua drammatica intensità, basta salire su un treno regionale per verificare in quali situazioni di ordinario e quotidiano pericolo il personale viaggiante sia costretto a operare.

La tratta è quella tra Bologna centrale e Rimini. Poco più di un'ora e venti di viaggio, circa 10 euro di biglietto. Un percorso sul quale la mattina presto si muovono pendolari, turisti, immigrati e tanti ragazzi che tornano in città dopo aver trascorso la notte nelle discoteche della Riviera romagnola. Il mix sociale è variegato. In sostanza c'è di tutto, da tranquille famiglie festose a facce poco raccomandabili. Il detonatore è inevitabilmente quello del controllo del titolo di viaggio. Basta la classica formula: «Biglietto, prego!» e si accendono i fuochi. Scuse acrobatiche, atteggiamenti di insofferenza, strafottenza o arroganza quando va bene. Aggressioni e intimidazioni pesanti quando gira male. Una lotteria impazzita che ha trasformato quella dei capotreni e dei controllori in una categoria a rischio.

Il personale viaggiante, ormai, è costretto a fare tanti mestieri: psicologo, poliziotto, educatore. Ma soprattutto è obblgiato a un esercizio quasi zen del self-control perché per restare calmi servono dosi massicce di sangue freddo. In questo caso il controllore supera l'esame a pieni voti. Si ritrova davanti un ragazzo italiano che improvvisa qualche frase in inglese e lo invita a rivolgersi all'ambasciata britannica; un altro che ha perso il portafoglio con i soldi e i documenti a Rimini; un altro, straniero, che fa finta di dormire e alla richiesta di fornire le generalità fa un gesto con la mano come ad allontanare quel disturbatore, non proferisce parola e si copre il viso con un asciugamano. A tutti il capotreno ricorda il regolamento e preannuncia di aver allertato la polizia ferroviaria di Bologna.

Nello scompartimento sono moltissimi a non avere il biglietto. C'è chi lo apostrofa in maniera dura, chi appena si è allontanato dice a voce alta: «Ma non facesse l'eroe questo c... che tanto in Italia tutti se ne fregano». Ma il capotreno non molla di un centimetro e non si fa intimidire nonostante il clima sia elettrico, attirando l'ammirazione dei passeggeri in regola che constatano il coraggio e il senso del dovere dell'operatore. Da parte sua, allontanatosi dal luogo caldo della discussione, c'è spazio soltanto per un piccolo sfogo: «Questa è l'Italia, stiamo andando a picco, altro che l'ottimismo di Renzi...».

La gravità della situazione è certificata dai numeri: nel 2014 gli episodi di violenza sul personale viaggiante sono stati 335, quasi uno al giorno. Un'emergenza drammatica che ha portato l'Orsa - il sindacato a cui appartengono Riccardo Magagnin e Carlo Di Napoli, i due controllori aggrediti a colpi di machete in Lombardia - a proclamare una giornata di sciopero. «Quella tra Rimini e Bologna è una tratta delicata, ma non la peggiore» spiega Angelo Multari, segretario nazionale del personale viaggiante ORSA. «Gli incrementi più rilevanti di episodi spiacevoli si sono registrati in Sicilia, Campania, Lazio, a Genova e in Veneto. «Abbiamo sollecitato aziende e istituzioni in tutti i modi. Non vogliamo andare in giro armati perché questo significherebbe una sconfitta per lo Stato, né vogliamo una indennità di rischio. Piuttosto in alcune realtà è stato approntato un servizio di guardie giurate che ha funzionato». «Il consiglio è di mantenere freddezza, non strafare, gestire con accortezza le situazioni di pericolo» continua Multari. «L'arroganza è diventata la regola. E non dimentichiamo che noi siamo a tutti gli effetti pubblici ufficiali e si rischia un processo penale». Particolarmente delicato il capitolo donne. «Sono circa il 40% del personale e l'atteggiamento che alcuni clienti hanno a volte nei loro confronti è davvero odioso.

Se il personale viaggiante è a rischio, le donne lo sono ancora di più. Arrivano molte richieste di essere esonerate dal servizio di controllo, da circa il 15-20% di loro. D'altra parte una aggressione fisica lascia il segno per anni, sono ferite che non si rimarginano mai».

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