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Altro che civiltà il reddito è un danno

Alla sua prima uscita da leader del Movimento 5 Stelle, l'ex premier Giuseppe Conte ha voluto ribadire che il reddito di cittadinanza sarebbe "una misura di civiltà"

Altro che civiltà il reddito è un danno

Alla sua prima uscita da leader del Movimento 5 Stelle, l'ex premier Giuseppe Conte ha voluto ribadire che il reddito di cittadinanza sarebbe «una misura di civiltà». Peccato che quella scelta politica stia confermando le perplessità che già sollevò all'approvazione, dato che costa ogni anno ai contribuenti ben 8 miliardi di euro, senza che il numero dei disoccupati cali in modo significativo. Tra coloro che sono sovvenzionati, in effetti, soltanto uno su sette trova un posto di lavoro.

La logica di quella riforma è profondamente irrazionale, oltre che ingiusta. Con la ricchezza prodotta da quanti lavorano si finanziano quanti non lavorano; ne discende che il numero dei lavoratori diminuisce, mentre quello dei disoccupati aumenta. In particolare, per come è stata concepita tale politica, tratta una difficoltà cronica e cioè la disoccupazione di lungo periodo di taluni ambienti sociali e di certe aree come se si trattasse di un problema acuto. Se però un aiuto può aver senso in situazione estreme (come, ad esempio, di fronte a un terremoto), non lo è dinanzi a fragilità che vanno affrontate andando alla radice del problema. Il risultato è che, a dispetto delle intenzioni, la situazione viene aggravata.

Spesso si evidenzia come il reddito di cittadinanza sia particolarmente ingiusto per coloro che lavorano, anche in cambio di salari modesti, e vedono una parte della loro fatica finire a chi, invece, resta a casa tutta la settimana. La ridistribuzione che accompagna questa misura assistenzialistica, però, nel lungo periodo danneggia ancora di più proprio quelli che, in linea teorica, sarebbero i «beneficiari». Come succede quando un padre rovina il figlio continuando ad aiutarlo anche quando ha trent'anni e neppure cerca un lavoro, il prezzo più alto di questa misura è proprio a carico della parte più debole del Paese.

Non è facile dire se questo peggioramento delle famiglie più povere sia cinico e intenzionale (alla maniera peronista, spesso i politici traggono la propria forza elettorale da ampi settori sempre più miseri e bisognosi di sussidi), oppure sia soltanto il risultato di buone intenzioni male orientate. In ogni caso è evidente che il reddito di cittadinanza tanto difeso da Conte eleva il parassitismo a stile di vita, promettendo la possibilità di godere di risorse non prodotte con il proprio impegno.

Non è allora una misura di civiltà, ma un ulteriore e deciso passo verso l'imbarbarimento.

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