Lo ricorderemo per sempre come il sindaco della felpa, scarponi e caschetto per visitare le zone della sua Amatrice più devastate dal terremoto che colpì il centro Italia a cavallo fra la tarda estate e l'autunno del 2016. Sergio Pirozzi si è dimesso dalla carica di primo cittadino per poter lavorare come consigliere regionale del Lazio, dove è stato eletto alle ultime consultazioni. Un posto incompatibile con la carica di sindaco e che pertanto lo ha obbligato a fare una scelta precisa.
Pirozzi, che ha corso da presidente di Regione venendo sconfitto fra gli altri da Nicola Zingaretti, lavorerà quindi a Roma dopo anni fra gli amati monti del Centro Italia. Una scelta, quella delle dimissioni, che nelle sue parole è "un atto di amore verso la mia terra e non un abbandono".
"Come sindaco sapevo, in cuor mio, che avevo ottenuto il massimo. Era però necessario per non far morire definitivamente Amatrice, che oggi è in vita solo grazie al defibrillatore della solidarietà, alzare l'asticella, cercare nuove vie. Era necessario quindi andare in Regione", spiega in una lettera aperta inviata al quotidiano capitolino Il Messaggero.
Oggi si chiude un'esperienza di 9 anni, iniziata nel 2009 quando Pirozzi si candidò a sindaco abbandonando una carriera da calciatore e inesorabilmente segnata dalla drammatica notte del terremoto del 24 agosto 2016, quando la terra tremò e le macerie inghiottirono quasi 300 persone.
Da allora anche il primo cittadino acquisì, suo malgrado, una notorietà internazionale come il simbolo vivente di una comunità che non si è mai arresa e che ancora adesso lotta per attirare l'attenzione di media e politica sui problemi di una difficile ricostruzione, ben lontana dall'essere conclusa.La poltrona di sindaco di Amatrice passa ora al vicesindaco Filippo Palombini ma già nel 2019 gli amatriciani saranno chiamati ad eleggere un nuovo sindaco. La vita, nonostante tutto, continua.
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