Cronache

Gli ambientalisti assaltano il ministero nel silenzio della sinistra

Se non c'è nessun allarme fascismo la solidarietà per un assalto viene fatta sottovoce. A maggior ragione se, come Roberto Cingolani, il ministro è un tecnico

Gli ambientalisti assaltano il ministero nel silenzio della sinistra

La grande 'sfortuna' del ministro Roberto Cingolani è forse di essere un tecnico, per di più ex manager di una multinazionale. Sarà per questo motivo che l'assalto realizzato da parte dei militanti di Extinction Rebellion, organizzazione "non-violenta" nata in Inghilterra per combattere le ingiustizie climatiche, contro il ministero della Transizione Ecologica è passato in sordina. Nessuna storia da montare ad hoc in difesa della cultura antifascista e democratica.

E invece Cingolani, come detto, è un tecnico che ha addirittura l'ardire di dichiarare che sul nucleare, in Italia, si dovrebbe discutere con maggiore serenità e più lucidamente. In aggiunta, quando può, non risparmia neanche le battute sugli ambientalisti da salotto. Per tutta questa serie di motivi, se un gruppo di attivisti, a loro detta "pacifici", entra dalla porta principale del ministero, sfonda porte, imbratta i muri con la vernice e intimidisce i dipendenti per farsi dire dove si trova l'ufficio del ministro, non è un problema. O meglio, lo è ma uno di quelli da liquidare con una breve dichiarazione. La solidarietà (da sinistra) al ministro è arrivata da qualche esponente del Movimento 5 Stelle e da qualcuno di Italia Viva, per il resto poco o niente. Certamente una solidarietà diversa da quella che Cingolani avrebbe voluto o si sarebbe aspettato. A maggior ragione dopo aver visto quanto si sia speso il Partito Democratico quando la sede della Cgil è stata assaltata da alcuni membri di Forza Nuova. Il ministro probabilmente dimentica però che in quel momento si era in piena campagna elettorale e che purtroppo il suo non essere un personaggio da strumentalizzare in nome dell'antifascismo non porta consensi alla sinistra.

Cosa è successo

Martedì i militanti di Extinction Rebellion avevano lanciato della vernice sulle facciate del dicastero della Transizione ecologica per protestare contro le scelte del ministro Cingolani. Mercoledì, però, hanno deciso di alzare il tiro penetrando nell'edificio e distruggendo e imbrattando tutto ciò che incontravano sulla loro strada. Diverse bombolette spray e secchi di vernice sono state svuotate sui muri degli uffici. Con gli impiegati spaventati che si sono barricati nei propri uffici.

Nel frattempo, però i membri di Extinction Rebellion sono riusciti ad arrivare fino al quinto piano, proprio dove si trova l'ufficio del ministro. Qui sono stati fermati dai membri delle forze dell'ordine. "È una brutta parentesi - commenta il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani - perché questa è un'istituzione dello Stato. Sono atteggiamenti violenti: hanno anche spinto alcune persone, le hanno imbrattate di vernice, hanno danneggiato diversi piani all'interno. È un peccato, questo è l'effetto di un clima teso: ci sono troppe cattiverie, leoni da tastiera che si esibiscono. Bisogna ritornare a un pò di serenità". E aggiunge che la transizione ecologica non deve essere un argomento divisivo, che certamente comporta delle scelte difficili da prendere nel rispetto del mondo del lavoro, della società e delle persone più deboli ma che è il primo a voler prendere delle decisioni "importanti per il clima".

Il ministro ha poi concluso condannando ogni forma di violenza e auspicandosi la solidarietà degli altri esponenti politici: "Adesso mi farebbe piacere che tutti prendessero le distanze da questi eventi, perché questo non ha niente a che fare con l'ambientalismo e vorrei proprio esser sicuro che fossimo, almeno su questo, tutti d'accordo".

Senza dubbio sono tutti d'accordo con le parole del ministro ma, forse, guardando la solidarietà arrivata fino ad ora, attaccare le associazioni ambientaliste per difendere un tecnico non ne vale poi così la pena. Non c'è nessuna Forza Nuova contro cui puntare il dito e nessun talk show dove andare per parlare del "ritorno del fascismo". Non che servissero manifestazioni in piazza ma guardando il precedente dello scorso 9 ottobre, quando ad essere attaccato è stato il quartier generale (vuoto) di Maurizio Landini, segretario Cgil, la reazione delle forze politiche e (soprattutto) delle istituzioni è stata ben diversa. Prima la telefonata del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, poi quella di Mario Draghi. Inoltre, il Presidente del Consiglio si è anche recato nella sede assaltata per abbracciare personalmente Landini.

Per Cingolani tutto questo ancora non c'è stato eppure si tratta pur sempre di un ministro della Repubblica che si è visto mettere a soqquadro la propria sede istituzionale. Perché? Sarà mica che gli attacchi vanno condannati pubblicamente solo quando non vengono da sinistra? Non è di certo una novità questo comportamento. Da sempre, anche per quanto concerne gli scontri di piazza, questi vengono condannati a seconda di chi li fa.

In Italia, infatti, per buona parte della sinistra, a far indignare non è l'azione ma chi la compie.

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