È ancora in prognosi riservata Giuseppe Giangrande, il carabiniere ferito gravemente da Luigi Preiti, che gli ha sparato davanti a Palazzo Chigi. Il militare è in condizioni "stabili e gravi", "sedato, intubato e ventilato meccanicamente", mentre "la mobilità ancora non può essere monitorata". I medici che hanno diffuso questa mattina il bollettino medico si sono detti "moderatamente ottimisti" perché "il paziente in qualche modo interagisce". Il direttore del reparto di Neurochirurgia del Policlinico Umberto I, Antonio Santoro, assicura che l'uomo è "molto vigile e lascia intendere di capire quello che gli viene chiesto". Nelle prossime ore si valuterà se sarà possibile togliere l'intubazione o praticare una tracheotomia.
"Sono fiera e orgogliosa di mio padre che ha dedicato tutta la sua vita alle istituzioni", ha detto visivamente provata e commossa la figlia Martina Giangrande, "Spero che questo episodio possa far migliorare le cose, spero in un mondo migliore. Ringrazio l’Arma dei carabinieri, come i rappresentanti delle istituzioni che mio padre stava con orgoglio vigilando e proteggendo, che mi hanno trasmesso tranquillità". Parlando di Preiti ha aggiunto: "Non so, non credo potrò perdonare. Adesso devo pensare. Tra i due chi ha perso sono stata io".
Sulla dinamica della vicenda, Francesco Negri, il secondo carabiniere ferito lievemente, spiega a SkyTg24 perché i militari non hanno risposto con il fuoco: "Abbiamo fatto in modo di non usare le armi, date le circostanze. Anche se l’avevamo appena chiusa, in piazza Montecitorio c’erano tanti turisti e passanti, rispondere al fuoco sarebbe stato molto pericoloso". E aggiunge: "Era difficile se non impossibile riconoscere la presenza dell’attentatore tra la gente. Noi non ce ne siamo accorti finché non siamo stati raggiunti dai proiettili".
Nessuna periza psichiatrica sarà invece richiesta per Luigi Preiti dai pm. In un primo momento per lui si era parlato di problemi psichici, smentiti però dai familiari. "Non è mai stato violento con nessuno", ha ribadito l’ex moglie Ivana Dan. Una perizia sarà fatta però sulla sua pistola, per risalire alla matricola (cancellata) e stabilire se in passato sia stata utilizzata per commettere altri reati. "Cosa ho fatto?. Non lo so. Non so spiegare", chiede l'attentatore agli agenti che lo tengono in custodia in una cella di isolamento del carcere di Rebibbia. Spaurito, sguardo perso nel vuoto, racconta: "Non potevo più mantenere mio figlio, ero disperato".
Intanto a Roma sono state intensificate le misure di sicurezza.
Attorno a Piazza Montecitorio, dove oggi il governo chiederà la fiducia, è stata estesa di circa dieci metri la "zona rossa" (il transennamento antistante il palazzo della Camera) che entrerà in vigore a partire dalle 14, un'ora prima dell'inizio della seduta. Rafforzata anche la presenza nella piazza degli uomini delle forze dell’ordine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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