Cronache

Animalisti in rivolta contro la riapertura della caccia ai lupi

Animalisti ed ambientalisti in rivolta contro l'ipotesi di riaprire la caccia ai lupi per un programma di abbattimenti selettivi della specie

Animalisti in rivolta contro la riapertura della caccia ai lupi

Bisognerà attendere fino a domani per scoprire come e quando si potrà tornare a cacciare i lupi: le deroghe al divieto di caccia di questo animale che da anni è tornato a ripopolare i nostri boschi verranno stabilite infatti domani dalla conferenza Stato-Regioni. Nel piano approntato dal governo sono previste 22 misure per risolvere i "problemi di convivenza fra lupi ed allevatori", fra cui un "abbattimento controllato fino al 5% della popolazione complessiva".

In Italia i lupi sono sotto protezione speciale dal 1970, ma negli ultimi anni si sono moltiplicati gli attacchi alle greggi e le incursioni degli animali fin quasi al limitare dei centri abitati. Questa circostanza, unita alla crescita della popolazione protetta, ha scatenato le proteste degli allevatori, che non possono più contare sui rimborsi delle Regioni, meno copiosi che in passato. Nel nostro paese ci sono fra i 100 e i 150 esemplari sulle Alpi e fra i 1.070 e i 2.472 in Appennino, il 18% dei lupi della Ue.

Le richieste di cacciatori e allevatori, però, trovano l'opposizione di un fronte compatto pronto a tutto pur di impedire la riapertura della caccia al lupo. Oltre alle sigle del mondo ambientalista e animalista, dall'Enpa al WWf, anche la politica si è mobilitata. L'ala ecologista dei Radicali ha subito promosso uno sciopero della fame, mentre il Movimento Cinque Stelle, da sempre vicino agli animalisti, si appella alle direttive Ue richiedendo un censimento preventivo della popolazione protetta attualmente presente sul territorio nazionale.

Sia il ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti che i venti presidenti di Regione avrebbero già le caselle mail intasate dei messaggi di protesta degli attivisti di mezza Italia. Disposti a tutto pur di difendere i lupi.

Mentre il governo sarebbe però più favorevole alla riapertura delle battute, il fronte delle Regioni sarebbe meno compatto: Lazio e Puglia, ad esempio, si sono già dette contrarie e a loro potrebbero unirsi anche Veneto e Friuli Venezia Giulia.

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