Cronache

"Apriamo il 15". La rivoluzione di velluto dei ristoratori

Hanno scelto di protestare in modo civile: apertamente e ben consapevoli che ognuno deve fare la propria parte per uscire da questa situazione angosciosa causata dal Covid-19

"Apriamo il 15". La rivoluzione di velluto dei ristoratori

Hanno scelto di protestare in modo civile: apertamente e ben consapevoli che ognuno deve fare la propria parte per uscire da questa situazione angosciosa causata dal Covid-19. E così domani 15 gennaio migliaia di ristoratori, baristi, gestori di palestre e altre attività torneranno a lavorare, anche se le norme fissate dal governo l'impedirebbero.

Gli aderenti al gruppo Ioapro1501# hanno deciso: preferiscono andare incontro alle multe che al sicuro fallimento conseguente a mesi di inattività. Hanno quindi organizzato una disobbedienza civile che ha tutti i tratti di una rivoluzione di velluto. Si tratta di una contestazione che intende rispettare le regole volte a evitare il contagio la distanza tra i tavoli, la sanificazione, le mascherine e tutto il resto e però contesta che ciò è possibile alle ore 12 non lo sia alle 21.

Da vari punti di vista, questo è un segnale che il Paese non è morto e che c'è chi non accetta la distruzione dell'economia. È l'irrazionalità di troppe scelte governative che è contestata da questi piccoli imprenditori in difficoltà. Gli animatori di Ioapro1501# non negano affatto l'esistenza dell'epidemia, ma non comprendono perché solo queste debbano essere le misure adottate per fronteggiare la situazione.

C'è bisogno, è la tesi dei promotori, che si torni a difendere la libertà d'impresa. C'è bisogno che si pensi al futuro, ai giovani, alle aziende da salvare e alle opportunità da costruire. L'idea di fondo è che molti intendono lavorare, perché hanno constatato che le chiusure non hanno risolto il problema sanitario. Sanno di essere in stato di necessità e quindi più legittimati ad aprire: per continuare a vivere.

Questo movimento spontaneo sembra coinvolgere ormai oltre 60 mila realtà. Sono persone che vogliono ripartire per non chiudere più: perché molte misure adottate in questi mesi sono giudicate illegittime e perché è necessario che s'impari a convivere con questa realtà.

È una protesta che non ha nulla di violento ed eversivo, dato che punta soprattutto a difendere alcuni diritti fondamentali, a partire da quello di lavorare. Se i supermercati sono aperti, dicono quelli di Ioapro1501#, possiamo esserlo anche noi. Non vogliono fare i furbetti, né giocare la parte degli untori: vogliono difendere la libertà d'impresa in una società che l'ha sempre avversata e ostacolata in tutti i modi.

Speriamo che la loro battaglia abbia successo.

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