Cronache

Arrestato in Turchia un foreign fighter italiano che combatteva per Al Nusra

Il ragazzo di 24 anni è di origine abruzzese: gli inquirenti dela Digos di Pescara controllavano le sue mosse dal 2014, anno in cui è andato in Siria per combattere tra le fila di Al Nusra. Ieri l'arresto in Turchia e la consegna alle nostre autorità

Arrestato in Turchia un foreign fighter italiano che combatteva per Al Nusra

In manette in Turchia un foreign fighter italiano che in questi ultimi anni ha combattuto in Siria tra le fila di Jabhat Al Nusra, il gruppo jihadista impegnato soprattutto nella provincia di Idlib contro l'esercito siriano.

A comunicarlo è stata la Questura di Pescara, la quale è arrivata all'arresto del terrorista italiano dopo più di sei anni di indagine. Tutto è infatti iniziato, così come reso noto dagli stessi inquirenti della città abruzzese, sul finire del 2014. Nel settembre di quell'anno infatti l'esponente jihadista, un cittadino italiano di 24 anni, è partito alla volta della Siria per combattere al fianco dei terroristi.

Al Nusra altro non è che la filiale siriana di Al Qaeda. Oggi è nota con il nome di Tahrir Al Sham, ma rimane sempre un'organizzazione che oltre a combattere contro il governo di Bashar Al Assad porta avanti ideologie e metodologie di carattere islamista.

Le indagini

Il cittadino italiano di origini abruzzesi, per anni ha vissuto in Svizzera ed è proprio qui, sempre secondo la ricostruzione dei poliziotti, che ha compiuto un percorso di conversione all'Islam. Un processo culminato poi con la radicalizzazione delle sue idee e l'avvicinamento ad ambienti terroristici.

I suoi movimenti sono stati per questo motivo notati dagli inquirenti, i quali hanno accertato la sua partenza per la Turchia, da dove poi ha raggiunto il fronte di guerra siriano. Poco prima di arruolarsi per Al Nusra, il giovane si era sposato in Svizzera con una donna turca residente in Germania. Quest'ultima lo ha raggiunto durante gli anni in cui il marito combatteva tra le fila jihadiste. Un'attività, quella del terrorista, che non si fermava al fronte ma proseguiva anche sui social, lì dove spesso ha condiviso post e materiale inneggiante alla jihad.

Le indagini hanno confermato il profilo pericoloso del foreign fighters italiano, grazie anche agli elementi acquisiti con la collaborazione con la polizia svizzera e turca. Nell'ottobre del 2017 si è giunti a un mandato di arresto europeo per l'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare.

Ieri la svolta: i poliziotti turchi all'interno dello scalo aeroportuale di Hatay, hanno consegnato il terrorista individuato ed arrestato ai colleghi italiani. Con un volo diretto verso l'aeroporto dell'Abruzzo, il combattente islamista ha raggiunto l'Italia e qui gli uomini della Digos di Pescara lo hanno atteso per portarlo in Questura: “L’operazione, essenzialmente di polizia giudiziaria – si legge in una nota degli inquirenti abruzzesi – ha assunto nei mesi successivi anche una rilevanza di carattere umanitario avendo consentito la messa in sicurezza del nucleo familiare del terrorista, in vista del loro rientro in Turchia, composto dalla moglie tedesca di origini turche e di quattro figli minori (di 10, 5, 4 e 2 anni) di cui gli ultimi tre, nati in Siria ma a tutti gli effetti cittadini italiani”.

L'arresto è stato possibile anche grazie a una costante attività di persuasione sul ragazzo di origini abruzzesi affinché si consegnasse alle autorità e mettere, tra le altre cose, anche in sicurezza la propria famiglia.

Il problema dei combattenti stranieri di origine europea

Quella dei foreign fighter è una delle piaghe più pericolose che riguarda la lotta al terrorismo islamista. In migliaia, soprattutto dal 2012 in poi, hanno raggiunto dall'Europa il medio oriente per combattere in Siria e in Iraq al fianco di Al Qaeda o dell'Isis.

Con il califfato islamico caduto e con l'indietreggiamento delle sigle jihadiste all'interno dei territori conquistati in precedenza, il problema relativo ai combattenti di origine europea è uno dei più sentiti: il pericolo sta infatti nella possibilità di un loro ritorno per portare direttamente nel vecchio continente la guerra santa.

Commenti