
La Corte di giustizia dell'Unione europea ha dato ragione ai giudici italiani sul protocollo Italia-Albania ma solo per massimo 10 mesi, quando poi entrerà in vigore il nuovo regolamento europeo che cambierà tutto. Comprensibile lo stupore di Palazzo Chigi, che sottolinea come "per l'individuazione dei cosiddetti Paesi sicuri fa prevalere la decisione del giudice nazionale, fondata perfino su fonti private, rispetto agli esiti delle complesse istruttorie condotte dai ministeri interessati e valutate dal Parlamento sovrano". Questa è un'interpretazione che, spiega la nota di Palazzo Chigi, "dovrebbe preoccupare tutti, incluse le forze politiche che oggi esultano per la sentenza, perché riduce ulteriormente i già ristretti margini di autonomia dei Governi e dei Parlamenti nell'indirizzo normativo e amministrativo del fenomeno migratorio".
Piuttosto duro anche l'intervento di Matteo Salvini, che definisce "scandalosa" la sentenza perché "limita la possibilità di controllare i confini, di contrastare i trafficanti di esseri umani, di limitare gli sbarchi, cancella la sua regolazione nazionale. L'ennesima dimostrazione di un'Europa che non funziona". Questo, ha aggiunto il leader della Lega, "mi preoccupa, non da vicepresidente del Consiglio, ma da cittadino italiano. Perché se in Europa qualcuno mi limita la possibilità di difendere e controllare i confini è un grosso problema". Se qualche magistrato vuole fare politica, ha aggiunto il vicepremier, "si candidi. Smetta di fare il magistrato sia in Europa che in Italia, perché gli italiani vogliono più sicurezza, più tranquillità, più serenità". Questa sentenza, è la conclusione di Salvini, "è un precedente grave non solo per l'Italia ma per tutta Europa. L'ennesima dimostrazione che queste istituzioni europee, così come sono, sono un danno". Il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, in un punto stampa a Villa San Giovanni, ha dichiarato che la sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea sui Paesi sicuri "non mi convince, ma avrà effetti molto brevi perché presto con l'entrata in vigore delle nuove norme comunitarie sull'immigrazione, questa sentenza cesserà di avere effetto".
Per Sara Kelany, deputato di Fratelli d'Italia e responsabile del dipartimento Immigrazione del partito, "è una assurdità antidemocratica che rischia di bloccare il sistema di rimpatri di tutta l'Unione europea. La sinistra che - come da tradizione - esulta per il trionfo della burocrazia sulla politica e invoca il presunto fallimento dell'accordo Italia Albania dimentica che questo è totalmente in linea con la nuova normativa Ue, che, come ricorda la stessa Corte nella sentenza entrerà in vigore al più tardi nel giugno 2026 e prevede espressamente la facoltà di designare Paesi sicuri con eccezioni territoriali e per categorie di persone". Il senatore e segretario della Lega in Friuli Venezia Giulia, Marco Dreosto, ha dichiarato invece che la sentenza "è l’ennesima dimostrazione che le politiche migratorie rischiano di finire nelle mani di giudici e ONG, anziché restare prerogativa dei governi democraticamente eletti dalla volontà popolare. La sovranità nazionale non dovrebbe essere messa in discussione da tribunali scollegati dalla realtà e lontani dal consenso popolare. Difendere i confini, l’ordine e il buon senso è responsabilità".
In serata, un portavoce della Commissione Ue ha commentato la decisione della Corte all'Ansa: "La Corte ha concluso che uno Stato membro non può designare come Paese di origine 'sicuro' un Paese terzo che non soddisfa, per determinate categorie di persone, le condizioni materiali per tale designazione. In questo contesto, la Commissione sottolinea che, nell'ambito del Patto, il nuovo regolamento sulle procedure di asilo introdurrà nuove misure al riguardo.
Esso consentirà agli Stati membri di designare un Paese terzo come sicuro con l'esclusione di parti specifiche del Paese o di categorie di persone chiaramente identificabili. Nell'aprile di quest'anno, la Commissione ha già proposto di anticipare questa possibilità, che altrimenti entrerebbe in vigore nel giugno 2026".