Coronavirus

"Arriveremo a 30mila casi". Ecco quando ci sarà il picco

Il picco si avrà a Natale e poi comincerà la discesa. Anche Di Maio si è detto preoccupato della risalita in vista delle festività natalizie

"Arriveremo a 30mila casi". Ecco quando ci sarà il picco della quarta ondata

Il picco di questa nuova ondata pandemica, la quarta, potrebbe arrivare a ridosso delle feste. Ne è convinto Roberto Battiston, astrofisico di fama mondiale, che ha spiegato a Repubblica come “ogni settimana aggiungiamo un paio di migliaia di casi alla media giornaliera. Di questo passo arriveremo a 20-30mila a Natale". Il direttore dell'osservatorio epidemiologico sul Covid all'università di Trento ha sottolineato che la situazione nel nostro Paese in questo momento è in lento ma stabile peggioramento. Sabato la curva epidemica in Italia ha mostrato un lieve segno di flessione con 7.569 i nuovi casi contro gli 8.544 del giorno prima, anche se il tasso di positività è leggermente aumentato dall'1,6 all'1,7%.

Ancora in crescita i ricoveri, con le terapie intensive aumentate di cinque unità (ieri +8) con 29 ingressi del giorno, e salgono a 458, mentre i ricoveri ordinari sono 50 in più (ieri +72), 3.647 in tutto. A fronte dei numeri il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervenendo al congresso nazionale di Confimprese Italia, si è detto preoccupato: "Sono preoccupato dell'aumento dei contagi in vista del Natale, che non ci possiamo permettere di vivere con gli esercizi commerciali che non stanno a regime".

Preoccupa il Friuli Venezia-Giulia

In Lombardia e in Veneto sono stati superati i mille casi. Secondo Battiston questi "cominciano a essere numeri importanti". L’esperto ha poi precisato: "Se parti basso ci metti tempo a risalire. Ma se hai tanti casi, ogni volta che raddoppi arrivi presto a numeri alti". Anche il rapporto settimanale della Fondazione Gimbe conferma la risalita della curva epidemiologica. Infatti, dal 3 al 9 novembre i casi sono aumentati del 37,7% rispetto alla settimana precedente. Il direttore di Gimbe Nino Cartabellotta ha spiegato che si tratta della "terza settimana consecutiva di incremento". A preoccupare è soprattutto il Friuli Venezia Giulia, dove i letti occupati in terapia intensiva hanno superato il 10% e dallo scorso lunedì scorso sono all'11%. Alberto Peratoner, che dirige il sindacato degli anestesisti-rianimatori in Regione, ha chiesto la zona gialla. Se parliamo di Trieste, città presa come simbolo dai no pass, qui è stato raggiunto il livello di 471 casi ogni 100mila abitanti. Adesso in Italia la soglia di allerta è fissata a 50. Altro fattore preoccupante è la vicinanza della regione con la Slovenia, uno dei Paesi messi peggio in Europa, che conta solo il 40,5% della popolazione vaccinata.

Battiston: "L'epidemia è come un fiume in piena"

Battiston ha quindi spiegato che “l'epidemia è come un fiume in piena che in questo momento scorre veloce e copioso. Non riusciamo a ridurne la portata, ma in Italia al momento ci salviamo perché abbiamo buoni argini". Infatti ben il 73,2% della popolazione ha completato l’intero iter vaccinale con due dosi. Ma ad aiutare il nostro Paese ci sono anche altri fattori. "Oltre ai vaccini, abbiamo Green Pass e obbligo di mascherine. Con queste misure, anche le scuole sono restate ai margini dell'epidemia. L'anno scorso invece a ottobre eravamo al finimondo" ha ricordato il direttore. Anche se l’Italia ha dei buoni argini, il pericolo che questi si sgretolino è dietro l’angolo. Come considerato da Battiston:"Il freddo, la vita ripartita in modo pressoché normale, le prime dosi ormai ferme, i vaccini che non offrono una protezione completa fanno sì che parte dell'acqua superi gli argini e fuoriesca". A Natale potrebbe quindi arrivare la quarta ondata. Ma il modo per rafforzare gli argini c’è. Ed è qui che entrano in scena le terze dosi e le vaccinazioni ai ragazzi. Come precisato dal fisico,“nessuna delle due azioni però sarà rapida, o avrà un impatto massiccio pari a quello della prima campagna vaccinale. A giugno, quando l'immunizzazione era ormai molto ampia, eravamo a livelli bassi di casi nonostante l'arrivo della Delta". Ma la terza dose non è vista come salvagente solo dall’Italia.

Cosa succede in altri Paesi

La Germania, che ieri ha registrato 51mila casi, ha chiesto alla popolazione di fare la dose booster. Così come l’Olanda, il Canada e la Francia. "Ogni ondata si è arrestata quando abbiamo preso misure per rafforzare gli argini: regioni colorate, vaccini, Green Pass. Ora non abbiamo leve capaci di agire in modo rapido. E resta prematuro prevedere se il panettone dovrà convivere con le mascherine" ha concluso Battiston.

In Israele il 50% della popolazione, ovvero circa 4 milioni di persone, ha già ricevuto la terza dose, disponibile per tutti gli over 12. Qui la campagna vaccinale per la dose booster è iniziata a luglio, al via della terza ondata che ha portato a fine agosto a più di 10mila casi quotidiani. Adesso i casi sono meno di 500 al giorno. E se la terza dose non dovesse bastare ci sono anche altre soluzioni. Come per esempio la vaccinazione per i bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni. Ieri c’è stata una esercitazione, denominata “Omega Drill”, durante la quale veniva simulato l’arrivo di una nuova variante. Il primo ministro e i suoi collaboratori sono scesi in un bunker, mentre gli ospedali hanno immaginato di dover fronteggiare tantissimi ricoveri e fare test su larga scala.

Il caso di Usa e Regno Unito

Negli Usa la terza dose è stata approvata lo scorso 13 agosto e da settembre hanno iniziato a inoculare i vaccini. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva puntato molto su questo e aveva spinto la Food and Drug Administration a dare l’ok il più velocemente possibile. Non hanno però risposto in tanti all’appello, tanto che fino a oggi sono 26,1 milioni le persone a cui è stata somministrata la dose booster, pari al 32% delle persone vaccinate con le due dosi precedenti al di sopra dei 65 anni. Contando che negli Usa ci sono 330 milioni di abitanti, non è un grande risultato. In ogni caso i contagi quotidiani sono dimezzati: da 1,2 milioni di fine agosto ai 500mila di oggi. Con una leggera risalita nell’ultima settimana.

Nel Regno Unito la terza dose è iniziata a metà settembre e i nuovi casi sono calati. A fine ottobre il picco è stato di 330mila a settimana, mentre adesso sono 250mila. Per il momento, su 67 milioni di persone hanno ricevuto la terza dose solo 9 milioni. Tre persone su cinque hanno ricevuto l’inoculazione tra coloro che ne hanno diritto: over 50 e soggetti fragili.

Le prenotazioni sono state anticipate: non si dovrà più aspettare che siano passati 6 mesi dall’ultima iniezione, ma ne basteranno cinque.

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