Bergoglio alla Cei: "Qui non è peccato criticare il Papa"

Papa Bergoglio apre l'assemblea della Conferenza episcopale italiana. Tre questioni sul tavolo: la crisi delle vocazioni, il numero eccessivo delle diocesi e l'utilizzo privatistico dei beni ecclesiastici

Bergoglio alla Cei: "Qui non è peccato criticare il Papa"

Papa Bergoglio ha dato il via all'Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. La riunione dei vescovi del belpaese è iniziata oggi e si protrarrà fino a giovedì prossimo.

"Questo incontro - ha detto il pontefice aprendo i lavori - sia un momento di dialogo e di riflessione. Ho pensato, dopo il mio ringraziamento per tutto il lavoro che fate, di condividere con voi tre mie preoccupazioni... ma non per bastonarvi". Alcuni singoli prelati, com'è noto, non si sono dimostrati troppo "lealisti" nei confronti del pontefice argentino. Qualche critica, durante questi cinque anni di pontificato, è arrivata anche da qualche vescovo italiano. Papa Francesco potrebbe aver pensato a loro quando ha sottolineato che: "Non è peccato criticare il Papa, si può fare...". "Tutte le domande, le ansie, le critiche: non è peccato, qui si può fare", ha specificato il Santo Padre. Un'assemblea che vuole essere aperta, quindi, persino alle rimostranze.

Il Papa ha ribadito, ancora una volta, di ritenere non opportuno l'utilizzo privato dei beni della Chiesa. Altre due preoccupazioni sono relative al calo del numero delle vocazioni e alla troppa estensione del numero delle diocesi. "Chi crede - ha avvertito il pontefice - non può parlare di povertà e vivere come un faraone. È molto scandaloso trattare il denaro senza trasparenza o gestire i beni della Chiesa come fossero personali. Mi fa molto male sentire che un ecclesiastico si è fatto manipolare o peggio ancora che ha gestito in maniera disonesta gli spiccioli di una vedova". Bergoglio ha sottolineato quindi l'esigenza di una trasparenza più effettiva. Servono regole "chiare e comuni", ha chiosato il Papa.

La crisi delle vocazioni è stata invece definita una "emorrargia": "Quanti seminari, chiese, monasteri e conventi saranno chiusi nei prossimi anni per questo motivo? Dio solo lo sa", ha intimato il pontefice. La soluzione proposta, allora, consiste nell'introduzione di una sorta di mobilità.

I presbiteri, i laici e i diaconi diocesani, secondo le intenzioni di Bergoglio, dovrebbero potersi spostare di diocesi in diocesi in caso di necessità. Il sistema qui descritto chiamato "Fidei donum". Le diocesi, infine, dovrebbero essere ridotte. Il Papa ha definito quest'ultimo intervento una "esigenza pastorale".

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