Puzza di benzina (anzi no, di miscela), scoppietta, è minuscola, ridicola, con strane marce al volante e la carrozzeria di resina, ma è il vero simbolo della vecchia Germania Est e del misero benessere offerto dal socialismo: la Trabant era l'auto alla quale tutti ambivano, un'utilitaria-ossimoro che era un lusso, e dall'ordine alla consegna potevano passare 10, anche 12 anni. Oggi è un bizzarro strumento d'attrazione, specie quest'anno in cui si celebrano i 25 dalla caduta del muro. Una società di Berlino «Trabi Safari» ne ha raccolte oltre un centinaio, le ha riattate (avendo meccaniche elementari, sono pressoché indistruttibili, cioè eterne), rimesse in strada e le affitta ai turisti che le guidano personalmente, in fila indiana. Hanno colori sgargianti - rosa shocking, verde acido, rosso Ferrari - e fantasie improbabili - a strisce, a scacchi, a pois - per stemperare in ironia la loro storia austera.
Le carovane di Trabant che percorrono i luoghi storici di Berlino sembrano un piccolo luna-park in movimento: alla testa del serpentone c'è la guida che illustra al microfono l'itinerario e le sue parole arrivano agli abitacoli attraverso le vecchie radio che gracchiano dal cruscotto in legno e bachelite. I passanti si girano, salutano, scattano foto. La sosta più scontata è a fianco del muro esistente - la East side gallery - che però non è il muro originale, ma un tratto dipinto da artisti arrivati apposta da tutto il mondo nel 1990, a guerra fredda conclusa. E' lì che è dipinto il famoso bacio tra Breznev e Honecker. Ben altro erano i graffiti spontanei e angosciosi del ventennio, celebrati in una installazione molto originale di Yadegar Asasi, ricavata in una struttura simile a un vecchio gasometro, presso il celebre punto di frontiera di Ceckpoint Charlie, quello che un tempo era simile alla fine del mondo. Tutti i graffiti originali, va ricordato, erano dalla parte Ovest, quella occidentale, quella libera, perché all'Est chi avrebbe potuto dar sfogo a creatività e protesta sotto i fucili spianati?
Per chi non fa il tour, una Trabant è a disposizione nel DDR museum, alle spalle del Duomo, poco lontano dai musei di archeologia e d'arte sempre serpeggianti di code. E' un'attrazione vivace e affollata dove tutti possono scattare foto, toccare, provare, indossare. L'idea è di un privato che nel 2005 si è messo a raccogliere le testimonianze della vita quotidiana nella Germania Est: è esposto di tutto, dai detersivi alle divise militari, dalle lampadine agli strumenti di lavoro, dai tegami ai bigodini. Un assortimento da supermercato in allegre vetrinette e in armadi dove curiosare. E' stato ricostruito un appartamento-tipo, col tinello, la cucina, persino il bagno con sciacquone e carta igienica. Si entra nell'intimità di un popolo rassegnato e abituato a costruirsi piccole gioie con poco più di nulla. Il museo lo scorso anno è stato visitato da 567.934 persone (più del doppio di Brera), e visto che il biglietto costa 7 euro, si tratta di un'impresa redditizia, considerando oltretutto che gli oggetti esposti sono in gran parte frutto di sgomberi di soffitte e di donazioni di collezionisti. Nel negozio del museo, all'uscita, si vendono le riproduzioni di ciò che è esposto: persino le caramelle e le gomme da masticare hanno confezioni d'epoca.
Chi preferisce pedalare può scegliere gli itinerari in bicicletta di Berlin on bike, associazione turistico-ecologica che accompagna lungo le (tantissime) piste ciclabili della città. Niente di faticoso, Berlino è piatta e le bici sono dotate di una grande varietà di cambi. Si passa da Est a Ovest, da Ovest a Est, e le differenze si possono cogliere nell'architettura degli edifici, ma sempre meno, perché il tempo sta uniformando tutto; il confine tra le due porzioni di città è onnipresente, indicato da strisce di pietra nell'asfalto o da cortine di pali conficcati nel terreno per simulare il muro. La 9 novembre 1989 Platz, che celebra la data della caduta del muro, scandisce con testimonianze fotografiche la cronaca della giornata, ora per ora, mentre lo slargo della Bernauer Strasse è dominato dalla gigantografia di Conrad Schumann, il primo soldato scappato dalla Germania Est, suicida al ritorno perché diffamato come traditore.
I 25 anni dalla caduta del muro vengono celebrati con un ricco calendario di eventi, perché Berlino ha saputo trasformare il socialismo da ideologia a business turistico. Per raggiungere la capitale, Germanwings offre il collegamento da vari aeroporti italiani.
Il Grand Hyatt hotel, nel quartiere della Postdammer Platz, propone pacchetti speciali (www.berlin.grand.hyatt.com), mentre Visit Berlin (www.visitberlin.de/it), l'organizzazione turistica della città offre al turista un amplissimo ventaglio di suggerimenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.