"È Biagio...". I misteri del cadavere e del (falso) testamento

Sono di Biagio Carabellò i resti umani rinvenuti lungo il Reno. Il 46enne era scomparso da Bologna nel novembre del 2015

 "È Biagio...". I misteri del cadavere e del (falso) testamento

Sono di Biagio Carabellò i resti umani - un cranio e delle ossa - ritrovati in un canale alla periferia di Bologna lo scorso 23 marzo. Nella giornata di martedì 21 aprile, la Procura ha comunicato i risultati degli accertamenti medico-legali precisando che sono stati confrontati i dati odontoiatrici riferiti al 46enne scomparso nel 2015 con l’arcata dentale rinvenuta tra i frammenti ossei. Il confronto ha evidenziato la corrispondenza tra "peculiarità anatomiche, patologiche e terapeutiche" dell'uomo. "Ciò è sufficiente - ha precisato con una nota della Procura riportata dal Corriere della Sera - per identificare il cadavere nella persona di Biagio Carabellò".

La scomparsa nel 2015

Biagio Carabellò è scomparso dalla Bolognina, un rione del capoluogo emiliano compreso nel quartiere Navile, il 23 novembre del 2015. Quel giorno, era un freddo lunedì, uscì di casa al mattino presto per andare al lavoro senza mai più farvi ritorno. Sul caso ha sempre aleggiato un alone di profondo mistero, tale da minare ben presto l'ipotesi di un allontamento volontario formulata a poche ore dall'assenza prolungata e sospetta. Tra gli elementi al vaglio degli inquirenti, il giallo di un testamento, rivelatosi poi falso, intascato da un’amica di Biagio e della sua compagna, morta di cancro quattro anni prima della scomparsa. Era quindi finita a processo, con l’accusa di falsificazione e soppressione di testamento, Simona Volpe, amica della fidanzata di Carabellò, Elisabetta Filippini, deceduta nel 2010. Nel testamento Volpe era nominata unica erede. Il 24 ottobre del 2018, la donna fu condannata a due anni per aver falsificato il documento ereditando immobili e valori per diverse migliaia di euro.

Nel 2016, la Procura di Bologna aprì un fascicolo per sequestro di persona (senza indagati) che però non portò a nulla. L’inchiesta dei carabinieri, coordinati dal pm Stefano Orsi e dal procuratore Giuseppe Amato, fu archiviata nel settembre del 2018. Le investigazioni non avevano dato riscontri significativi sulle circostanze della scomparsa, e soprattutto non era stato trovato il corpo dell'uomo. Su sollecitazione dei familiari, da sempre convinti che Biagio fosse stato ucciso, successivamente sono state condotte ulteriori indagini, con sopralluoghi dei Ris nella casa del rione Bolognina e ricerche dei sommozzatori nel fiume Reno (dove si sospettava che giacesse il cadavere).

Il ritrovamento dei resti umani

Lo scorso 23 marzo, alcuni resti di uno scheletro umano – fra cui un cranio - sono affiorati lungo l’argine di un canale artificiale in via Romita, all'estrema periferia Nord di Bologna. A ritrovare i frammenti ossei, tra sterpaglie e rifiuti, sono stati alcuni operai addetti alla pulizia di un’area verde in prossimità del canale. I manovali hanno subito sospeso i lavori e avvisato la polizia che, con anche l'intervento dei vigili del fuoco e dei tecnici della Scientifica, ha circoscritto e ispezionato la zona. Oltre al cranio, sono state via via recuperate altre parti del corpo che hanno consentiti di ricostituire quasi interamente lo scheletro. Accanto ai resti, c'erano anche un telfono cellulare, sprovvisto di sim, e una siringa. Gli accertamenti del caso sono stati affidati all'amatomopatologa Cristina Cattaneo, esperta in identificazione di cadaveri senza nome, nominata consulente dalla Procura.

"È Biagio"

Nella giornata di martedì, la Procura ha comunicato i risultati degli accertamenti medico-legali specificando che sono stati raffrontati i dati odontoiatrici del 46enne con l’arcata dentale rinvenuta insieme ai resti. Il confronto ha la corrispondenza tra "peculiarità anatomiche, patologiche e terapeutiche. Ciò è sufficiente per identificare il cadavere nella persona di Biagio Carabellò", ha precisato con una nota la Procura. Non sono ancora noti, invece, i risultati del test del Dna, previsti per i prossimi giorni. L’identificazione certa dei resti potrebbe portare ad una nuova svolta del caso, ad oggi, ancora irrisolto. Gli inquirenti, che avevano riaperto e archiviato per due volte le indagini su impulso dei familiari e dell’avvocato Barbara Iannuccelli – legale dei Carabellò - , si sono convinti che si sia trattato di omicidio e non di un allontanamento volontario nè di un suicidio.

"La verità verrà fuori"

"La verità verrà fuori, io ci credo. Anche perchè per me, per mio fratello Sergio e per mia mamma è inconcepibile continuare a vivere così. Io non sono più la stessa dalla scomparsa di Biagio", ha dichiarato Susanna Carabellò, sorella di Biagio, in una recente intervista al quotidiano BolognaToday.

"Lasciamo lavorare chi lo sta facendo semplicemente continuando ad aspettare, ma con fiducia. Sappiamo che non è semplice. Dalla nostra abbiamo un legale che non si arrende mai e che in questo ci ha molto sostenuti e aiutati a non mollare anche nei momenti più duri", ha concluso

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