La bimba che nessuno voleva adottata da un padre single

La bimba che nessuno voleva adottata da un padre single

Non ci sono bandiere, non ci sono ideologie e per fortuna nemmeno battaglie liberal all'orizzonte. C'è solo il bisogno di affetto che si alza dalle braccine di una neonata e il tentativo di colmarlo. La storia, raccontata dal quotidiano il Mattino, è di quelle che prendono al cuore: la piccola è down e appena nata scopre che il mondo non è come dovrebbe, almeno per lei. La madre la scarica direttamente in ospedale, a Napoli, il padre è evaporato ancora prima. Purtroppo non tutti hanno la grandezza d'animo di Emmanuel Mounier, il filosofo che aveva spesso a cena nella sua casa i potenti di Francia ma sempre a capotavola Françoise, la figlia handicappata. Qui c'è il fuggi fuggi davanti a una situazione che potremmo definire impegnativa. Come superare le difficoltà? I giudici chiamano le famiglie in lista per una richiesta di adozione: una, due, tre, sette. Sette domande e sette rifiuti. I bambini down fanno paura e per sceglierli ci vuole probabilmente un supplemento di umanità che non tutti hanno. E allora? Non esiste, a parere di chi scrive, un diritto assoluto ad avere figli, esiste invece il diritto dei figli ad avere due genitori. Ma se papà e mamma sono solo due vocaboli, freddi e lontani, imprigionati nel vocabolario come se ne esce? Il tribunale per i minori trova finalmente un papà disponibile ad abbracciare quella piccolina, un papà che non ha timore, un papà che non detta condizioni, insomma un papà che ama e basta.

Ma c'è un ma: quel padre è solo, un single e la bambina avrà lui ma non una mamma. Non importa, i giudici di Napoli decidono che va bene cosi. La piccina ha atteso anche troppo e non si può stare ad aspettare i genitori come un aereo nella lounge di un aeroporto. Sarà lui a dare sicurezze e a trasmettere certezze a lei, strappandola al parcheggio di un' infanzia in istituto, e sarà lei, con i suoi sorrisi fragili, a riempire la vita di lui. Non sarà la perfezione, ma è già un miracolo e un piccolo presepe. Sia detto senza enfasi e fanfare: se l'albero cresce storto si interviene come si può e il verdetto della magistratura fronteggia la complessità del caso. Il giudice, spiega Francesco Caringella nel recentissimo e mai banale saggio 10 lezioni sulla giustizia (Mondadori), deve comprendere prima di giudicare. Non è un'affermazione scontata, ancora di più se a pronunciarla è un autorevole consigliere di Stato che potrebbe nascondersi dietro lo scudo di commi e norme e invece si butta in mare aperto. Ecco, ci pare che a Napoli abbiano applicato la massima di Caringella a una realtà che può non piacere ma è quella che è.

La cornice giuridica è la legge 184 del 1983, quella che regola appunto le adozioni eccezionali, lontana dai clamori dell'attualità e vicina ai drammi dei fanciulli disabili, traditi dalla natura e dagli uomini. Per fortuna, la bimbetta avrà un papà che la porterà sulle spalle e le farà capire che il mondo non è poi cosi cattivo.

Stefano Zurlo

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