Molte aziende ce la mettono tutta per investire in innovazione e competere nel mondo. In Italia una sfida in più con cui queste imprese devono fare i conti è l'elevato costo dell'energia elettrica. Un prezzo che spesso non si spiega neanche per metà con i costi di produzione e distribuzione, ma è legato ad altri oneri inseriti nelle bollette elettriche. Una buona parte di questi sono finalizzati a coprire i finanziamenti alle fonti di energia rinnovabili. Ora, se è giusto suddividere i costi di questi investimenti nazionali tra tutti gli utenti, sarebbe però auspicabile rivedere il modo in cui sono allocati. Un approccio che dovrebbe partire da scelte di politica industriale, come è avvenuto, a esempio in Germania. Secondo Confindustria Ceramica, il provvedimento adottato in Italia per alleggerire il carico delle «imprese energivore» (noto come Art. 39), adotta criteri che non considerano in modo corretto il peso dei costi energetici sui costi di produzione e sulla competitività internazionale delle imprese che più esportano.
Tra queste, una è sicuramente l'industria della ceramica, cui è concessa appena una riduzione del 15% a fronte di sconti che arrivano fino al 60% in settori che hanno livelli di export ed esposizione alla concorrenza internazionale molto inferiori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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