È stata fissata per il prossimo 10 marzo l’udienza davanti ai giudici del Riesame di Brescia per decidere sulla nuova istanza di scarcerazione presentata dall’avvocato Claudio Salvagni, difensore di Massimo Giuseppe Bossetti in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di aver ucciso con crudeltà Yara Gambirasio. Si tratta del secondo ricorso davanti al tribunale della Libertà, dopo il no dell’ottobre scorso e dopo il doppio rigetto alla scarcerazione deciso dal gip di Bergamo. L’avvocato ritenta questa strada dopo le novità emerse dalle analisi del Dna riportate nella consulenza tecnica della procura firmata da Carlo Previderè.
Secondo questa relazione, del gennaio scorso, ci sarebbero dei dubbi relativamente alla traccia genetica mista (Yara -"Ignoto 1") trovata sui leggings della vittima, scomparsa il 26 novembre scorso da Brembate di Sopra (Bergamo). In particolare, se Bossetti e "Ignoto 1" sono compatibili per quanto riguarda il Dna nucleare, il Dna mitocondriale di Bossetti non combacia con quello di "Ignoto 1". Dubbi che per il pool difensivo sono sufficienti per chiedere, nuovamente, che Bossetti lascia il carcere di Bergamo dopo è detenuto da oltre otto mesi.
Intanto, tra gli altri elementi che emergono dalla Procura di Bergamo che ha chiuso le indagini, ci sarebbe anche il fatto che Bossetti avrebbe anche simulato un tumore al cervello e la conseguente necessità di essere sottoposto a chemioterapia per assentarsi dal cantiere edile dove lavorava ed effettuare piccoli lavori extra per conto proprio. Il comportamento del carpentiere di Mapello per gli inquirenti dimostrerebbe una spiccata capacità di mentire.
Inoltre, Massimo Bossetti sarebbe stato consapevole del rischio concreto a cui ha esposto Yara quando la sera del 26 novembre 2010 l’ha abbandonata ancora in vita, dopo averle inferto alcune ferite che a causa anche dello choc termico l’hanno portata alla morte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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