L'appunto

Bossi sfida Salvini: «Teme il congresso Via Nord dal nome? Solo uno stupido...»

Bossi sfida Salvini: «Teme il congresso Via Nord dal nome? Solo uno stupido...»

«Non ha il coraggio di convocare il congresso federale perché sa bene quanto alto sia il rischio che i militanti gli facciano pagare i danni che sta facendo alla Lega». Tra Umberto Bossi e Matteo Salvini, è noto, non corre buon sangue. Nonostante questo, il Senatùr ha sempre evitato lo scontro frontale, temendo che un braccio di ferro alla luce del sole tra il padre del Carroccio e l'attuale segretario finisca per danneggiare solo il movimento. Nelle ultime settimane, però, qualcosa è cambiato. Al punto che Bossi sta pensando seriamente a una presa di posizione pubblica contro Salvini. Di certo, ieri a Montecitorio non lesinava critiche, soprattutto sull'ipotesi che la Lega Nord possa cambiare nome per diventare un partito a vocazione nazionale. «Una cosa che neanche un cretino...», la butta lì il Senatùr.

Nei conciliaboli con i colleghi dentro l'Aula, più di un deputato chiede a Bossi cosa ne pensi di un'eventuale modifica di quella che è da sempre la ragione sociale della Lega: niente più «Nord» nel nome e discesa al Sud. «Se davvero è questa la strada che vuole prendere, meglio non perda tempo», è la replica di Bossi. Che ricorda quanto fragoroso sia stato il flop della lista «Noi con Salvini» alle amministrative di giugno: dal 2,7% di Roma all'1,9 di Caserta passando per lo 0,8% di Olbia e lo 0,2 di Crotone.

Perseverare nel progetto, insomma, secondo Bossi sarebbe «un gigantesco errore», farebbe perdere al partito la sua identità e allontanerebbe i militanti storici, quelli che in Lombardia e Veneto sono lo zoccolo duro del movimento e, soprattutto, di tutte le iniziative sul territorio. Salvini sul punto non si pronuncia e dribbla ogni domanda. «Fino al 4 dicembre nei miei pensieri c'è solo il referendum», risponde il segretario della Lega. Ma Bossi non arretra. E punta il dito contro la modifica dello Statuto, «opera di Roberto Calderoli», che ha tolto al presidente federale (cioè a Bossi) il diritto di indire il congresso, compito che da quest'anno è invece in carico al segretario (cioè Salvini). Che ad oggi, nonostante l'imminente scadenza in dicembre, ancora non ha avviato nessuna delle procedure per la convocazione. La convinzione del Senatùr è che Salvini abbia timore della conta interna, anche se va detto che al momento non si vede chi potrebbe davvero contendergli la segreteria. Di certo, però, sono in molti a non essere contenti della gestione di Salvini e, soprattutto, di come il suo entourage si sta muovendo a via Bellerio. È a loro, forse, che si riferisce Bossi quando dice che il congresso «darebbe finalmente un chiaro indirizzo politico» e «cancellerebbe i troppi infiltrati e traditori entrati in Lega mentre mi facevano fuori grazie alla magistratura».

Tutte considerazioni che il fondatore del Carroccio ha iniziato a non tenere più solo per sé. Ne ha parlato con diversi deputati e, martedì sera a Roma, pure con Giulio Tremonti. D'altra parte, la rottura con Salvini è ormai insanabile.

Non è un caso che Bossi sia l'unico deputato a cui il capogruppo Massimiliano Fedriga non recapita gli sms con il calendario dei lavori della Camera e le indicazioni di voto del gruppo.

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