Cronache

Si scaldano già i talebani dell'accoglienza: "Criminale bloccare le navi"

L'operato del ministro Piantedosi fa già agitare i sostenitori dell'accoglienza. Parte l'attacco dell'ex parroco di Lampedusa: "Un giorno solo in più in mare senza un porto sicuro è criminale"

Si scaldano già i talebani dell'accoglienza: "Criminale bloccare le navi"

Come volevasi dimostrare è bastato che al Viminale si insediasse il ministro Matteo Piantedosi per scatenare la levata di scudi degli irriducibili sostenitori dell'immigrazione incontrollata e dei porti aperti per i migranti.

A unirsi al coro è anche Carmelo La Magra, ex parroco di Lampedusa, da sempre in prima linea quando si parla di accoglienza. Oggi La Magra non è più il sacerdote della maggiore delle isole Pelagie, ma la forma del suo pensiero resta la stessa: tenere i porti spalancati.

In queste ultime ore sta avendo luogo un vero e proprio braccio di ferro fra le navi Ong (circa 800 migranti sono già pronti a sbarcare in Italia) e il ministero dell'Interno, col titolare del dicastero Piantedosi più che mai intenzionato a far valere i decreti sicurezza finiti nel cosiddetto dimenticatoio da anni.

Ed ecco che Carmelo La Magra, interpellato da AdnKronos, riparte con il suo sermone: i migranti devono sbarcare, senza se e senza ma. "Prima e poi dovranno scendere, lo sanno i ministri, lo sa il governo, lo sanno le forze dell'ordine", sentenzia l'ex parroco. "Un giorno solo in più in mare senza un porto sicuro è criminale, significa continuare la tortura nei loro confronti e la palese criminalizzazione verso chi compie il bene".

Insomma, far rispettare i confini è criminale. Le accuse nei confronti di chi cerca di tutelare il territorio italiano sono pesanti. Ma non finisce qui. Definendo i centri libici come "lager", La Magra spiega che ormai è noto ciò che avviene in Libia. "Sui corpi di chi arriva ci sono le ferite del Memorandum Italia-Libia", attacca.

E proprio in merito al Memorandum Italia-Libia nei giorni scorsi ci sono state delle manifestazioni organizzate da chi si oppone al rinnovo dell'intesa fra i due Paesi. La Magra, naturalmente, rientra fra i contrari all'accordo. "Invito l'Esecutivo, se ha veramente a cuore la dignità dell'Italia, a non coinvolgere la nostra nazione in accordi con Governi discutibili, come quello libico e la sua Guardia costiera. Ne va della nostra dignità nazionale", sbotta, rievocando le scene delle bare di Lampedusa e le immagini di Yussuf, il bambino di sei mesi che morì nel novembre del 2020.

Secondo l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini la tragedia delle morti in mare sta proprio nelle partenze. Se queste ultime vengono incoraggiate, i migranti troveranno sempre dei trafficanti pronti a pretendere denaro per trasportarli in mare con imbarcazioni di fortuna, spesso e volentieri a rischio.

Per gli irriducibili dell'accoglienza, invece, il problema risiede nei Paesi che non accolgono. E anche l'Italia, che tanto ha fatto dal punto di vista della solidarietà, viene accusata. Ad essere nel mirino, adesso, è il neo ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Il suo far valere le ragioni della nostra Nazione viene screditato come "il solito teatrino".

"L'obiettivo è abbassare la frontiera oltre il Mediterraneo, perché i migranti che per la politica italiana sono un problema lo siano per qualcun altro. Così siamo disposti a pagare, con i nostri soldi e le nostre tasse, chi in Libia con comportamenti criminali mette a repentaglio la vita di questa gente", attacca don Carmelo, che poi rincara la dose, arrivando ad affermare che "continuiamo a finanziare strutture di morte per torturare, violentare e uccidere donne, uomini e bambini. L'importante è che avvenga lontano dai nostri occhi".

Gli strali proseguono. La Magra parla di non rispetto del diritto internazionale, e di violazione delle leggi del mare e delle convenzioni, per poi lanciarsi, ovviamente, nella difendesa delle Ong: "Significa dare la colpa a chi è parte della soluzione, come se davanti a un incidente stradale colpevolizzassi i soccorritori sull'ambulanza e non chi ha causato l'incidente. Puntare il dito sulle Ong è cercare un capro espiatorio".

E allora avanti con l'accoglienza a oltranza.

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