Cronache

Buffetto del Csm al pm molestatore

Sanzione simbolica a Creazzo che palpeggià una collega. Infuria la polemica

Buffetto del Csm al pm molestatore

E adesso chi glielo dice al tifoso fiorentino che per la palpata in diretta a una giornalista è finito giustamente sotto pubblico ludibrio e incriminato per violenza carnale? Come gli spiegheranno che il capo della Procura che indaga contro di lui ha anch' egli toccato senza preavviso e senza consenso il sedere di una donna, e che per questo il Consiglio superiore della magistratura lo ha punito con un buffetto quasi ridicolo, e continuerà tranquillamente a restare al suo posto di procuratore, perché in fondo quella smanacciata è una faccenda privata tra lui e la collega?

Le cose, purtroppo, stanno esattamente così. Ieri il Csm chiude il procedimento disciplinare a carico di Giuseppe Creazzo, capo della Procura fiorentina, accusato da Alessia Sinatra, giovane e tosta pm palermitana, di avere allungato pesantemente le mani su di lei, quando si trovarono da soli nell'ascensore di un hotel romano. Il Csm apparentemente aveva due strade davanti a sé: assolvere Creazzo per mancanza di prove, visto che nessun altro aveva assistito alla scena, e quindi alla fine contro di lui c'era solo la parola della Sinatra; o punirlo con una pena esemplare, dimostrando che la gravità di certi comportamenti è identica, e semmai più grave, se a metterli in atto è un magistrato. Invece la sezione disciplinare del Csm sceglie una terza strada; ritiene provate le accuse contro Creazzo, ma lo punisce solo con una pena simbolica, due mesi di perdita di anzianità; e lo assolve dalla seconda accusa, quella di aver violato con questo comportamento i «doveri di correttezza propri di un magistrato».

Secondo il Csm, i due non erano nell'esercizio delle loro funzioni, ma privati cittadini: nonostante, va ricordato, stessero rientrando in albergo da una riunione del direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati. Erano magistrati o non erano magistrati? Boh. Per Creazzo l'inciampo si chiude qui, continuerà a guidare la Procura di Firenze, reati sessuali compresi. Conseguenze penali per la violenza alla Sinatra non ne ha mai rischiate, per il semplice motivo che la pm palermitana non lo ha mai denunciato: una scelta, ha spiegato a suo tempo la Sinatra, «sofferta e complessa»: «ci ho pensato a lungo, alla fine ha prevalso la scelta di non danneggiare l'istituzione cui appartengo e in cui credo». Il problema è che mentre Creazzo esce pressoché incolume dalla vicenda, ad andarci di mezzo rischia di essere proprio la sua vittima, Alessia Sinatra, che è finita anche lei sotto procedimento disciplinare, e che il prossimo 14 gennaio è attesa dalla sentenza del Csm. La sua colpa? Essersi sfogata chattando con Luca Palamara, allora leader della sua corrente, Unicost: e avere definito Creazzo «essere immondo e schifoso». Certo, ci si può augurare che il Csm dopo avere condannato il molestatore si senta ora in dovere di assolvere la sua vittima. Ma resta il fatto che la decisione di incriminarla per quello sfogo era stata vissuta assai male dalla Sinatra, che disse senza giri di parole di sentirsi «violentata un'altra volta».

E resta anche il fatto che se non fosse stato per le chat di Palamara, di questa storia non si sarebbe mai saputo nulla: come di tante altre vicende che restano a girare sottovoce, nei corridoi delle procure e del Csm, senza che nessuno decida di portarle alla luce.

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