Coronavirus

Burioni cauto su Fase 2: "Ripartenza in quarta? Non sono ottimista"

Il virologo Roberto Burioni predica prudenza sulla cosiddetta Fase 2 del coronavirus: "Dobbiamo evitare ripartenze selvagge"

Burioni cauto su Fase 2: "Ripartenza in quarta? Non sono ottimista"

Fase 2. Dopo un mese di isolamento forzato in casa per contenere la pandemia di coronavirus, l'Italia sta studiano come e quando ripartire, così da rimettere in moto la macchina del Paese, che ha subito una brusca frenata e che continua a essere parcheggiata con il freno a mano tirato. Sulle modalità e le tempistiche della cosiddetta e agognata Fase 2, si interroga la politica – nazionale e locale – e la comunità scientifica: il fronte è spaccato tra chi vuole riaprire tutto e subito, riaprire in modo graduale e chi, invece, pensa che sia doveroso prolungare ancora il lockdown. Tra i volti noti della scienza che ormai abbiano incominciato a conoscere e a sentire o a vedere in televisione con cadenza quasi quotidiano c'è Roberto Burioni. Ecco, il virologo, predica prudenza e si dice contrario a una ripartenza in quarta, dicendosi non così ottimista.

Intervistato dal Quotidiano Nazionale, il professore dell'Università San Raffale di Milano, spiega quelle che sono le cinque regole auree e fondamentali per poter pensare a una ripartenza e metterla in pratica.

Quali sono? Presto dette: "Misurazione della temperatura all'entrata, mascherine per tutti i lavoratori, gel igienizzanti e disinfettanti per superfici, distanziamento sociale evitando assembramenti in mense e spogliatoi, smart working". Dunque, nel corso della chiacchierata con il giornale, l'esperto dice la sua sul rischio di una seconda ondata estiva del Covid-19: "Impossibile fare previsioni. Non conosciamo ancora bene questo virus, è arrivato tra noi tre mesi fa. Non sappiamo neanche se con la bella stagione il Coronavirus si trasmetta meno: tutti i patogeni respiratori fanno così…".

Il problema italiano attuale, sostanzialmente e ora come ora, è uno e uno solo: la pandemia non è sotto controllo: "Bisogna sapere che dimensione ha l'epidemia. I numeri che ci danno non sono reali. Serve uno studio su un campione indicativo della popolazione per non navigare nel buio. È indispensabile, poi, un tracciamento digitale dei casi di contagio". Ecco perché Burioni invita le istituzioni alla calma, consigliandole di riaprire nel nome del raziocinio e della sicurezza per scongiurare il pericolo di un altro lockdown: "Ci fosse, vorrebbe dire che sono stati commessi errori, e ciò non deve accadere".

Ciò nonostante, comunque, è fondamentale pensare fin da adesso a come organizzare una riapertura per le famiglie e le imprese italiane garantendo la salute pubblica: "Mi fa paura l'ipotesi di dover combattere contro il nemico senza armi. Non sono ottimista.

Potrebbero verificarsi nuovi focolai e sarebbe un problema…".

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