Coronavirus

Lo dicono pure Burioni e Pregliasco: ​"Perché bar e ristoranti vanno aperti"

Se da un lato Burioni si dice propenso all'apertura di attività all'esterno, dall'altro Pregliasco frena ancora una volta: "Andiamo guardinghi e con i piedi di piombo"

Lo dicono pure Burioni e Pregliasco: ​"Perché bar e ristoranti vanno aperti"

Sono sempre più numerosi i politici a chiedere con urgenza un calendario per definire le riaperture, venire incontro alle esigenze dei commercianti sempre più in crisi ed impedire all'economia del Paese di sprofondare ancora più in basso: tra i nuovi seguaci di questa filosofia pare esserci anche il Direttore scientifico di Medical Facts Roberto Burioni.

Il tweet di Burioni

Il professore si dice in particolar modo propenso ad accogliere l'idea di ripartire con le attività all'esterno, approfittando della bella stagione e del fatto che i contagi, in questi casi, si verifichino molto raramente."I dati indicano che il contagio all'esterno è molto raro", scrive infatti Burioni in un post sulla pagina personale di Twitter."Perché, con l'arrivo della bella stagione, non riaprire subito bar, ristoranti e pure teatri all'esterno, non lesinando autorizzazioni? A me", conclude il professore di Virologia all’Università San Raffaele di Milano, "non dispiacerebbe cenare fuori o assistere a un concerto con il cappotto".

I dubbi di Pregliasco

"Le riaperture sono un desiderio di tanti, per motivi psicologici ed economici, ma io dico 'andiamo guardinghi e con i piedi di piombo, consci che c'è un prezzo da pagare' e io mi auguro che questo prezzo si minimizzi grazie a un accompagnamento di queste liberalità", dichiara invece Fabrizio Pregliasco ad AdnKronos. Per il virologo c'è la consapevolezza della necessità di far ripartire il Paese."Così come abbiamo già sdoganato la scuola come elemento prioritario, seppur non privo di rischi, valutiamo step by step queste aperture, sicuramente partendo da quelle con minor rischio", aggiunge il docente dell'Università Statale di Milano."Di sicuro, iniziative all'aperto, senza affollamenti e con una grande attenzione ai protocolli di sicurezza si possono provare. Ma la mia paura è quella che ci sia un 'liberi tutti' mentre dobbiamo fare in modo che queste aperture siano in qualche modo accompagnate da una grande attenzione. Perché appena c'è la zona gialla o peggio la zona bianca aumenta il rischio e il caso della Sardegna mi sembra esemplificativo in questo senso".

"Nel momento in cui riapriamo", precisa Pregliasco, "è destino che ci sia una risalita se non realizziamo velocemente la campagna vaccinale. Questa chiusura è servita ma ci vuole ancora la consapevolezza che c'è un'enorme quota di soggetti in Italia suscettibili. Ora siamo forse sui 14 milioni di soggetti vaccinati, poi ci sono i guariti che sono ancora protetti dagli anticorpi, ma abbiamo ancora 40 milioni di suscettibili" al virus. "Se apriamo senza la capacità di riprendere un tracciamento e di velocizzare le vaccinazioni", dichiara ancora in conclusione, "il rischio c'è, è un prezzo da pagare. Di questo dobbiamo essere consci, ma spero si minimizzi".

L'allarme di Toti

"Non esiste un ristoro che compensi il Pil che abbiamo perduto: l'unico ristoro è far tornare la gente a lavorare", dichiara invece Giovanni Toti nel corso di un'intervista concessa ad "Agorà" su RaiTre. "Oggi ancora non si può? Bene, la politica è prevedere il futuro. Cominciamo a dire che abbiamo un certo calendario di riaperture. Se ci diamo degli obiettivi, la gente li persegue", aggiunge il governatore della Liguria. "Se diciamo che si apre con un tasso di contagio basso, i cittadini saranno portati a rispettare di più le regole. Diamoci un metodo e un calendario".

E per quanto riguarda le proteste di Roma e la disperazione dei commercianti messi in ginocchio dalle misure restrittive imposte dall'alto? "La tensione sociale è frutto di grande stanchezza e di una retorica, dei sostegni e dei ristori, che non può essere la risposta. Ora ci sarà un nuovo scostamento da 40 mld: ben vengano i soldi, poi qualcuno li dovrà pagare nel futuro e questo mi preoccupa perchè il nostro debito è al 170%.", conclude il presidente della regione.

La proposta di Tajani

Forza Italia invece ha presentato un programma da sottoporre all'attenzione dell'ex governatore della Bce Mario Draghi."Noi ci muoviamo soltanto in base al verdetto offerto dai numeri della pandemia. Proprio per questo pensiamo si debba fare una verifica della situazione entro il 20 aprile per vedere dove poter far aprire le attività, magari già da fine mese", spiega Antonio Tajani ai microfoni de "Il Giornale". "Partendo ovviamente dal presupposto che la campagna vaccinale proceda spedita, chiederemo di far ripartire almeno la ristorazione all'aperto. Magari anche di sera, rispettando ovviamente i tempi del coprifuoco", precisa Tajani. "Gli scienziati hanno detto che il virus non si diffonde con facilità all'aperto dunque potremmo chiudere strade e piazze, trasformandole in isole pedonali a numero chiuso per evitare assembramenti e consentire ai ristoratori di lavorare in sicurezza", conclude. Per quanto riguarda la ripresa del turismo, invece, Forza Italia preme per ottenere dei controlli molto più stringenti:"Abbiamo già detto che voteremo a fine mese a favore del passaporto vaccinale Ue nella sede del parlamento europeo".

Sileri prende tempo

Il sottosegretario alla salute frena invece gli entusiasmi, nonostante i dati positivi: "Abbiamo i dati in miglioramento, l'R0 è sceso a 0,92 la scorsa settimana e verosimilmente anche questa settimana continuerà a scendere ma per le riaperture bisogna procedere con giudizio, altrimenti rischiamo di aprire in anticipo e poi dovere richiudere", dichiara Sileri ad "Agorà".

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