Ricordate il paese alle porte di Torino reso famoso dalla proposta del sindaco di creare linee separate di autobus per rom e per italiani? Da quella proposta che scatenò una bufera politica - anche perché lanciata da una giunta di sinistra - sono ormai passati due mesi e la situazione a Borgaro Torinese è molto cambiata.
A verificare cosa è successo in questi mesi è andata La Stampa, che svela una verità sorprendente: dei bus separati non c'è più bisogno perché "i rom sono spariti grazie ai controllori". Tuttavia i toni con cui il quotidiano piemontese dipinge la situazione di Borgaro sembrano più adatti alla periferia di Beirut negli anni '80 che non all'hinterland torinese: due controllori a bordo di ogni mezzo, vigili urbani della sezione nomadi, "nervi saldi e pazienza infinita". Come non bastasse, blindo dei carabinieri e pantere della polizia a seguire i mezzi pubblici, con fermate improvvise e controlli a bordo da parte dei militi.
Misure evidentemente giustificata dalle minacce di cui erano oggetto i controllori e che hanno, a quanto pare, sortito l'effetto di azzerare la presenza dei rom sulla linea 69.
I nomadi, però, la vedono diversamente: "Gli autisti hanno avuto l’ordine di “saltare” le fermate, passano come missili, ci ignorano. Ci perseguitano, sono razzisti."
"Guarda questa multa - spiegano - Mio figlio tornava da scuola, non aveva il biglietto, ok, e gli hanno fatto il verbale. Si va da un minimo di 36 euro a un massimo di 90. Sai quanto dobbiamo pagare? 90 euro".
Dalla Gtt, l'azienda di trasporti, rispediscono però le accuse al mittente: "I problemi della linea sono di fatto cancellati.
Anche se le misure adottate si allargano a tutte le linee e non solo al bus 69. Non è vero che i mezzi non si fermano. Devono pagare tutti: la multa di 90 euro è per le infrazioni avvenute nell’area urbana ed è ridotta a 36 sui percorsi extra-urbani. Nessun accanimento, niente razzismo."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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