Coronavirus

Buste di plastica al posto dei calzari, così assistiamo i pazienti Covid

In Puglia i dispositivi per gli equipaggi del 118 sono composti da tute non idonee, mascherine senza filtro e calzari fai da te

Buste di plastica al posto dei calzari, così assistiamo i pazienti Covid

Buste di plastica ai piedi al posto dei calzari e tute da imbianchino. Così gli equipaggi del 118 del Salento soccorrono i pazienti Covid o sospetti tali. Da diversi giorni oramai medici, infermieri, soccorritori si arrangiano come possono, perché i dispositivi di protezione che servono per evitare un'eventuale contaminazione, non arrivano o non sono idonei.

"È strano che l'Asl non abbia i calzari da distribuire, forse è più facile pensare che ci sia stato un errore nell'ordinarli, come accaduto per le tute anche queste non idonee", ci dice un medico. Si tratta di tute acquistate da una ditta cinese, probabilmente quelle che il presidente Michele Emiliano ha voluto comprare in 120 mila pezzi, ma che sulle confezioni riportano in inglese la seguente avvertenza: "È severamente vietato impiegare la tuta in ambienti posti a rigorosi controlli dell'indice microbiologico e isolati dal reparto di sorveglianza delle malattie gravi". In sostanza non sono tute da utilizzare per proteggersi da contaminazione biologica.

Eppure gli operatori sanitari del 118 sono i primi ad essere esposti al rischio contagio, sono loro che intervengono a casa delle persone positive e in alcuni casi sono i primi ad eseguire manovre di primo soccorso che a volte comportano la produzione di areosol, come la ventilazione. Basta anche solo allacciarsi le scarpe per portare le goccioline di saliva (il cosiddetto droplets) che possono depositarsi sulle calzature, verso il viso e quindi le vie aeree e il rischio contagio é altissimo. Ecco perché è importante avere dei calzari idonei, oltre naturalmente a tute protettive verso la contaminazione biologica o camici idrorepellenti, visiere e cuffiette.

Gli uomini del 118 salentino però, raccontano un'altra realtà: "Da diversi giorni - dichiara un medico - i calzari che arrivano sono inadatti, i primi si strappavano al minimo movimento, gli ultimi sono simili a quelli impiegati nelle piscine e ricoprono soltanto le suole , non l'intera scarpa". Così molti di loro hanno escogitato la protezione con buste di plastica. "Io cerco di usare i bustoni neri per la spazzatura - spiega il medico - perché sono più doppi e non si rompono". "Ci aspettavamo - continua l'operatore sanitario - che il nostro responsabile di centrale, il dottor Scardia, prendesse una posizione a nostra tutela scrivendo alla direzione dell'Asl. Invece chiede a noi lavoratori di scrivere una relazione per poi girarla ai vertici dell'azienda sanitaria, ma lui sa benissimo cosa ci consegna prima di lasciarci nelle nostre postazioni".

Quanto alle tute cinesi, una decina di giorni fa l'ordine dei medici di Bari, per voce del presidente Filippo Anelli, ha invitato i direttori delle Asl pugliesi, a sospendere la distribuzione visto che i dispositivi non sarebbero in uso soltanto nel 118 salentino, ma anche nei reparti Covid dei vari ospedali della Puglia. Anelli. presidente della federazione nazionale degli ordini dei medici, ha ripreso la segnalazione fatta precedentemente da Saverio Andreula, presidente dell'ordine delle professioni infermieristiche di Bari che per primo ha reso noto l'inadeguatezza delle tute cinesi distribuite alle strutture del sistema sanitario pugliese, che sarebbero adatte invece alla sola protezione meccanica.

In una circolare inviata il 9 aprile al presidente Michele Emiliano e al Dipartimento Regionale Salute, a firma del medico del lavoro Donato Sivo, coordinatore del sistema regionale di gestione integrata della sicurezza sul lavoro, viene evidenziato che "le tute di protezione sono state certificate secondo gli standard in vigore nella Repubblica Popolare Cinese". Tali standard sono sovrapponibili a quelli in vigore in Italia" e "si sono rilevati adeguati al contenimento dell'epidemia". Nel documento viene sottolineato che vista "l'assoluta indisponibilità di tute protettive della categoria 4 per rischio biologico certificate secondo gli standard europei", l'utilizzo degli indumenti protettivi acquistati e arrivati dalla Cina, "non può che ridurre i rischi".

Come dire meglio queste che niente.

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