C'è un 3% di Mediobanca che può fare la differenza

Nagel ha pensato bene di tutelarsi capitalizzando quel 3% di azioni proprie in portafoglio mediante un'operazione di affitto a un soggetto amico, aumentando così le chance di vittoria del fronte favorevole all'autorizzazione

C'è un 3%  di Mediobanca che può fare la differenza
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Sarebbe il colmo che per l'offerta di Mediobanca su Banca Generali risultassero decisive le azioni proprie, cioè quei titoli di Piazzetta Cuccia che sono nel suo portafoglio acquistate sul mercato.

Eppure, secondo alcune indiscrezioni sarebbe questa l'intenzione del ceo Alberto Nagel che ha fissato per il 16 giugno un appuntamento decisivo per portare avanti il tentativo di imbrigliare l'Ops di Banca Mps (alle parole di Nagel sul fatto che non si tratti di un'operazione difensiva non ci ha creduto nessuno), rendendo l'operazione per Siena molto più onerosa. Quel giorno l'assemblea di Mediobanca dovrà pronunciarsi sull'autorizzazione a scavalcare la «passivity rule», la regola che impedisce a Piazzetta Cuccia di avviare operazioni straordinarie - e non v'è dubbio che l'Ops su Banca Generali lo sia - quale conseguenza dell'Ops lanciata dal Monte. Solo se dall'assemblea emergesse una maggioranza di soci favorevoli all'autorizzazione, l'istituto sarà libero di portare avanti la propria offerta su Banca Generali, altrimenti dovrà fare un passo indietro e attendere l'esito dell'offerta lanciata dalla banca senese.

Data la premessa, già si intravedono gli schieramenti, con il fronte contrario che negli ultimi giorni avrebbe registrato nuove adesioni, sicché è possibile che l'esito della votazione risulti molto tirato (non a caso Mediobanca ha abbassato l'asticella per il successo dell'offerta al 51%), al punto da far balenare l'idea di un potenziale pareggio. Di fronte a tale prospettiva, Nagel ha pensato bene di tutelarsi capitalizzando quel 3% di azioni proprie in portafoglio mediante un'operazione di affitto a un soggetto amico, aumentando così le chance di vittoria del fronte favorevole all'autorizzazione. Quindi, se davvero l'esito della votazione alla fine sfiorerà il filo della lama, quel 3% potrebbe fare la differenza.

Sarebbe interessante conoscere l'opinione in proposito dell'autorità di vigilanza, ovvero la Consob. È giusto che il management usi le azioni proprie per precostruirsi o rafforzare una maggioranza a favore di istanze non condivise da larga parte degli azionisti? Vedremo se questa volta la Commissione guidata da Paolo Savona userà la stessa benevolenza mostrata verso Mediobanca quattro anni fa a proposito di un assai discutibile prestito-titoli che, grazie a quel 4% di azioni Generali, consentì all'istituto una vittoria senza se e senza ma a favore della lista per il nuovo cda. Sia chiaro, senza il prestito-titoli l'esito finale non sarebbe stato diverso, ma avrebbe offerto un'immagine di maggiore equilibrio tra soci a favore e soci contro. Perciò non è l'esito di quell'assemblea in discussione, ma il principio. Che non può essere sempre calpestato secondo le aspettative dei soliti noti.

Quanto alla relazione di spinta all'Ops che il cda di Mediobanca porterà all'attenzione dei soci il 16 giugno, dove si chiede agli azionisti - fatto alquanto insolito - il via libera preventivo a una serie di varianti (alcune assai discutibili) che dovessero occorre per il successo dell'operazione, in attesa di meglio comprendere quei risvolti che ai nostri occhi somigliano molto a una campagna di propaganda, vale la pena di riproporre alcune osservazioni.

1) La scalata a Banca Generali, qualora andasse in porto, produrrà un contributo all'utile di Piazzetta Cuccia sensibilmente inferiore al 40% che attualmente l'istituto ricava dal possedere il 13,1% di Generali. Dunque, se la valenza industriale è tutta da verificare, sul fronte dei profitti si parte da una certezza punitiva.

2) Quattro anni fa quella stessa operazione venne bocciata dal cda della compagnia triestina e persino all'interno di Mediobanca sembra vi furono dubbi e dissensi. Piacerebbe conoscere cosa è cambiato da allora.

3) L'operazione rimanda ad accordi commerciali fra Mediobanca, Banca Generali e Generali stessa dei quali sono stati finora tenuti all'oscuro gli azionisti. C'è un motivo di segreto industriale? Oppure c'è imbarazzo a raccontare il timing degli accordi già raggiunti?

4) Dal punto di vista delle Generali non si vede ragione di questo impoverimento del patrimonio, soprattutto in riferimento alle punitive condizioni dello scambio azionario. Sarà interessante apprendere le motivazioni del cda qualora decidesse di accogliere la proposta di scambio.

Infine, che dire del silenzio assurdo calato sulla sbalorditiva tempistica dell'offerta: il giovedì Mediobanca, forte del voto assembleare,

nomina il cda, il lunedì successivo sempre Mediobanca propone a quello stesso cda di approvare la scalata a un pezzo pregiato del suo patrimonio. Se non è concerto questo, qualcuno ce ne spieghi il significato autentico.

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