Cronache

C'è un morto per la febbre che preoccupa il Nord Italia

La febbre del Nilo ad agosto aveva preoccupato la zona del lodigiano. Adesso è Cremona a essere nell’occhio del ciclone

C'è un morto per la febbre che preoccupa il Nord Italia

Ad agosto erano state circa una decina le persone ricoverate in ospedale dopo che avevano contratto la febbre del Nilo, chiamata anche West Nile Disease. Tutte nel Lodigiano. Adesso invece c’è la prima vittima per il virus che si trasmette attraverso la puntura delle zanzare. Si tratta di un uomo di 80 anni, morto all’ospedale Maggiore di Cremona dopo essere stato contagiato. A rendere noto quanto avvenuto è stato lo stesso primario di pneumologia, Giancarlo Bosio, alla Provincia di Cremona.

Non ci sono vaccini né farmaci

Anche un altro anziano, di 70 anni, è stato ricoverato per lo stesso motivo nel reparto di terapia intensiva ma fortunatamente le sue condizioni sono andate migliorando e adesso si trova in pneumologia. Il paziente in questione ha festeggiato il suo 70esimo compleanno in ospedale. Si tratta di un pensionato cremonese che era riuscito a evitare il coronavirus. Alla fine però, al reparto Malattie Infettive dell’Ospedale Maggiore è stato comunque ricoverato, per un virus diverso da quello che sta mietendo vittime in tutto il mondo. Il primario ha sottolineato che “il paziente sta meglio e stiamo cominciando a pensare al programma di riabilitazione che, se tutto va bene, potrà iniziare già in settimana. Quest’anno è il secondo ammalato di questa febbre che vediamo. Purtroppo prima di lui è stato ricoverato un 80enne che non ce l’ha fatta. Si tratta di una malattia molto insidiosa che non ha una cura”. Bosio ha inoltre spiegato che "non c'è alcun legame con il Covid, tranne il fatto che anche per quello non c'è cura". Già, perché anche per la febbre del Nilo non vi sono farmaci o vaccini. L’unico modo per cercare di prevenirla è quello di effettuare una disinfestazione dalle zanzare comuni autoctone. I pazienti che in agosto erano finiti all’ospedale Maggiore di Lodi presentavano sintomi differenti l’uno dall’altro: febbre, mal di testa , nausea, complicanze respiratorie e sfoghi cutanei.

Anziani e immunodepressi rischiano di più

L’Istituto superiore di Sanità ha precisato che la febbre del Nilo è una malattia provocata dal virus West Nile, appartenente alla famiglia dei Flaviviridae. Questo virus è stato isolato per la prima volta in Uganda nel lontano 1937, nel distretto conosciuto appunto con il nome West Nile. Gli uccelli selvatici e le zanzare, in particolare quelle del gruppo Culex, sono i serbatoi del virus. Le punture di questi insetti sono il mezzo principale attraverso cui il virus si trasmette all’uomo. Come per il Covid, i soggetti anziani, debilitati o immunodepressi sono quelli maggiormente a rischio.

In queste persone il virus, che solitamente non crea grandi problemi, può causare malattie neurologiche.

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