Quindi, oggi...

Il calciatore nero anti-gay, il rublo ai massimi e Musk: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: le battaglie Lgbt, le accuse a Elon Musk e il Fondo Monetario Internazionale

Il calciatore nero anti-gay, il rublo ai massimi e Musk: quindi, oggi...

- eccallà, puntuale come un orologio svizzero, arriva la denuncia di molestie per Elon Musk. S’è fatto troppo poco simpatizzante dei Democratici e subito scattano le spifferate

- Idrissa Gana Gueye, musulmano e senegalese, ovvero nero e islamico, gioca nel Paris Saint Germain. L’altra sera, durante la giornata mondiale contro l’omofobia, ha chiesto all’allenatore Pochettino di non entrare in campo. Infortunio? No. Poca voglia? Neppure. Non voleva essere però costretto a indossare la maglia con i numeri stampati coi colori arcobaleno a favore degli Lgbt. E adesso si scatena il panico a sinistra: lo difendiamo perché nero o lo attacchiamo perché omofobo? E rispettiamo la sua libertà religiosa, che rifiuta l’omosessualità, oppure lo condanniamo per la vile scelta anti gay?

- si può essere d’accordo o meno con la scelta del calciatore del Paris, però una cosa Ousmane Sonko, che poi sarebbe oppositore politico del presidente senegalese, l’ha detta giusta: gli occidentali “credono di essere gli unici ad avere dei valori. Ce li abbiamo anche noi, solo che sono diversi dai loro”. Non sto dicendo che sia giusto mettere al bando l’omosessualità, ovviamente. Né discriminare. Tutt'altro. Solo che dovremmo iniziare a capire, e chi scrive in passato ha commesso questo errore, che non siamo gli unici ad avere una “cultura”. E che non sempre quella degli altri ci piace. Possiamo forse obbligare Gueye a sposare le battaglie Lgbt?

- il Fondo Monetario Internazionale ieri ha avvertito l’Italia facendole notare che è il caso di ridurre il debito pubblico e il deficit. In altri tempi, o meglio con altri governi e altri premier, la notizia avrebbe conquistato le prime pagine. Ora, invece, relegata in taglio basso

- che ci sarebbe stata la guerra del grano era chiaro da mesi. Ve lo avevamo raccontato qui. Il punto è che abbiamo continuato a gestire la battaglia in Ucraina come se il problema non si sarebbe verificato. E adesso rischiamo grosso

- in tutto questo patatrac, l’idea di far crollare l’economia russa e il suo rublo sembra un po’ andata a farsi benedire. Oggi infatti la moneta di Putin corre ed è la valuta con la miglior performance mondiale. Non andava così bene sul dollaro dal 2018 e sull’euro dal 2015

- la guerra è un orrore. Ma vedere le immagini dei cadaveri, i selfie col morto, le teste mozzate, i corpi maciullati, le teste infilate in una cassetta per essere spedite, beh: questo sì che racconta davvero cosa vuol dire combattere. E che difficilmente si legge sui libri di storia

- sanzioni a targhe alterne. In Russia servono per piegare Putin e, chissà, pure tutta la sua autocrazia.

In Venezuela e a Cuba invece gli Usa le tolgono per favorire il processo si democratizzazione dei due Paesi. Quindi, scusate: le sanzioni servono per la democrazia o è meglio toglierle? Mi sta sfuggendo qualcosa…

Commenti