Cronache

Caltagirone, il nipote di Patrizia: "Ho saputo dell'omicidio da Facebook"

Il nipote di Patrizia Formica si sfoga in tv: "Stiamo subendo la spettacolarizzazione di una tragedia"

Caltagirone, il nipote di Patrizia: "Ho saputo dell'omicidio da Facebook"

“Stiamo subendo la spettacolarizzazione di una tragedia”. Queste le parole di Anastasio, nipote di Patrizia Formica uccisa dal compagno a Caltagirone, durante il programma televisivo “Pomeriggio 5” condotto da Barbara D’Urso.

“Noi qui ci stiamo ritrovando catapultati in una situazione mediatica a cui non siamo abituati. Mia zia era una persona normale alla che sostanzialmente viveva la sua vita come farebbe una donna normale con la persona che stava frequentando e all’improvviso è successa questa cosa. Ciò che tutti ci chiedono è di commentare quello che è accaduto ma non è facile. Chiederci di commentare la situazione sarebbe come chiederci di commentare un film horror. E mentre no, non è un film dell’orrore, è la realtà".

Il ragazzo mette sotto accusa i media che pare non diano una attimo di tregua alla famiglia martoriata dal dolore chiedendo di commentare un accaduto difficile, se non impossibile, da commentare. Anche i social però non sono da meno: "La mattina dell’omicidio mi sono svegliato con il pianto disperato di mia madre. Avevo il cellulare pieno di messaggi di condoglianze per mia zia Patrizia. Ho chiamato i Carabinieri che non conoscendo la mia identità mi hanno detto che non sapevano nulla. Per sapere di mia zia ho dovuto accendere Facebook".

Una situazione che ha sconvolto Anastasio che non comprende questo accanimento mediatico. Come se non bastasse a mettere a dura prova la famiglia di Patrizia sono i commenti di chi pur non conoscendo la realtà dei fatti, improvvisa: "Alle nove del mattino abbiamo addirittura letto commenti di sciacalli dell’informazione che dicevano che mia zia sarebbe stata chiusa a chiave. Ognuno dice la sua Facebook".

La conduttrice termina l’intervista consigliando ad Anastasio di non guardare i social per evitare di soffrire ancor di più.

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