Dai centri profughi ai campi: così sfruttavano i migranti come braccianti

In Calabria scoperta dalla procura cosentina un'altra storia di ordinario sfruttamento. Quattordici le persone indagate

Dai centri profughi ai campi: così sfruttavano i migranti come braccianti

"Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro", "abuso d'ufficio" e "tentata truffa ai danni dello Stato", sono le accuse a carico di quattordici persone su cui è stata emessa un'ordinanza di custodia cautelare a Camigliatello Silano, in provincia di Cosenza, in Calabria.

Ne è seguito il sequestro di quattro veicoli con cui gli indagati reclutavano e prelevavano gli immigrati dai centri di accoglienza per accompagnarli in aziende agricole dove venivano sfruttati. È ancora un'emergenza il caporalato nel Sud Italia, dove la strada da percorrere per la lotta all'abusivismo e al lavoro nero è ancora lunga.

L'attività d'indagine, chiamata "Accoglienza", è iniziata nel mese di settembre dello scorso anno sotto la direzione della Procura della Repubblica di Cosenza.

Dalle prime ricerche, emerse che circa 30 rifugiati, principalmente senegalesi, nigeriani e somali, venivano prelevati in particolare da due centri di accoglienza straordinaria di Camigliatello Silano e portati a lavorare in campi di patate e fragole dell'altopiano della Sila cosentina o impiegati come pastori per badare agli animali da pascolo. I mezzi sequestrati sono stati affidati in custodia giudiziale agli stessi proprietari.

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