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Il campione onesto nell'era dei furbetti

Massimo, chi era costui? Massimo Cannoletta è, anzi era, il campione dell'Eredità, il talk show a premi di Flavio Insinna che ogni sera "lancia" il Tg1 delle 20 su Raiuno.

Il campione onesto nell'era dei furbetti

Massimo, chi era costui? Massimo Cannoletta è, anzi era, il campione dell'Eredità, il talk show a premi di Flavio Insinna che ogni sera «lancia» il Tg1 delle 20 su Raiuno. Massimo era in onda da quasi 30 puntate (il record è 31), ha vinto 202mila euro e l'altra sera, stranamente, non ha praticamente toccato palla perché il suo avversario di turno aveva indovinato tutte le domande - proprio come ci aveva abituato lui, e più di una volta - ma non quella finale. Massimo poteva approfittarne, non ha infierito: «La risposta la so, sbaglio di proposito perché stasera è lui che merita di andare alla ghigliottina». «Non è un arrivederci ma un ciao. Come nei videogiochi si ottiene dopo 7 ghigliottine una vita, con la possibilità di ritornare», è stata la promessa di Insinna. Speriamo.

Massimo Cannoletta, che ha 46 anni e di mestiere fa il «divulgatore scientifico» non ha la spocchia del so-tutto-io ma è colto e umile, non ha il physique-du-rôle del campione e nell'era dei tronisti e dei grandi fratelli sembra quasi una bestemmia. È cresciuto al Sud a pane e anni Ottanta, ha visto crollare il Muro di Berlino e quello di Tangentopoli con gli occhi di un adolescente, giocava col Commodore 64, ha una cultura rotonda, spazia dalla Storia alle curiosità, come un marziano arrivato dagli anni Settanta, direttamente dagli studi del Rischiatutto di Mike Bongiorno. Assomiglia al suo omonimo Massimo Inardi, uno dei tanti ex ragazzini del primissimo Dopoguerra che studiavano tra le macerie, sotto le luci dei lampioni, a illuminare dalla tv con la loro sapienza l'Italietta che si scrollava di dosso la polvere dell'ignoranza.

Massimo era un conforto per chi non ne può più dell'italica hýbris, quel misto di tracotanza e furbizia che trasuda dai social e da certi programmi tv, in cui non vince il più bravo ma il più scaltro. E infatti i commenti su Twitter e Facebook, spuntati come i cachi in autunno a Misilmeri, erano gonfi di critiche, non di elogi.

D'altronde siamo nell'era della cachistocrazia, superba parola che significa «governo dei peggiori», soprattutto perché i Massimo sono una specie in via di estinzione.

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