Il canto libero di Battisti: i giudici gli tolgono l'oblio

Per il Tribunale il canto di Battisti torna a essere libero

Il canto libero di Battisti: i giudici gli tolgono l'oblio

Insomma, il canto di Battisti ritorna libero. Il Tribunale di Milano ha detto la sua sulla vexata quaestio che da decenni oppone Mogol alla vedova Grazia Veronese. Uno vuole conservare in piena luce il repertorio di uno dei più grandi artisti italiani del Novecento, al quale ha contribuito scrivendo i testi di canzoni che hanno cambiato il nostro costume e il nostro linguaggio. L'altra, come responsabile di maggioranza della srl Acqua Azzurra che gestisce le edizioni musicali, inspiegabilmente lo vuole lasciar scomparire nell'oblio.

La vicenda è davanti agli occhi di tutti: Lucio Battisti non è presente sul web se non in forma artigianale e piratesca. Delle sue canzoni non sono possibili né lo streaming né il download legittimo e sono passate sempre più raramente dalle radio. Per di più, nonostante siano capolavori simbolici, non sono mai state associate a spot pubblicitari o a colonne sonore di film. E i dischi nei punti vendita sono in via di esaurimento. Insomma, una condanna all'oblio, specialmente per le nuove generazioni che, non avendo vissuto l'epopea di Battisti e Mogol, non possono neanche ricostruirla ascoltando le versioni originali, magari rimasterizzate, in forma liquida, ossia ascoltabile sul web.

Ora il tribunale di Milano con sentenza 9232 ha fermato il declino. D'accordo è una sentenza di primo grado che, in teoria, potrebbe cambiare in appello. Ma è improbabile. Su Battisti ritorna la luce dell'attualità, se non altro perché proprio il collegio giudicante ha condannato «l'ostracismo» opposto dalla vedova Battisti a qualsiasi utilizzo, promozione e celebrazione dei brani del marito. Una sentenza che farà giurisprudenza e che riapre uno scenario fino a ieri quasi impensabile. E non conta tanto - per tutti gli ascoltatori - l'obbligo di risarcire a Mogol oltre due milioni e mezzo di euro (più interessi e spese legali). Conta che brani come I giardini di marzo o Emozioni o Il Nastro rosa rientreranno nel circuito della musica vitale, quella scaricabile o acquistabile oppure comunque utilizzabile in film, spot, eventi e celebrazioni che fino a questo momento sono stati vietati di fatto da una strategia draconiana.

Nessuno, tantomeno qui, entra nel merito delicato di decisioni personalissime e chissà come motivate.

Ma era un caso unico al mondo che tante canzoni patrimonio culturale di un Paese, cantate, ripetute, ricordate da tutti, fossero così gelidamente condannate a essere dimenticate. A sparire. A farsi superare dal futuro. Per fortuna il tribunale ha invertito la tendenza. E ha restituito ai nostri figli un tesoro di musica popolare che qualcuno voleva lasciar svanire.

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