Capaci di tutto. Dallo sport la vera lezione di quest'estate

Ori pazzeschi nella staffetta 4x100 (battuti ancora gli inglesi), nella marcia e nel karate. Un record che insegna tanto al Paese.

Capaci di tutto. Dallo sport la vera lezione di quest'estate

Chissà se esiste un limite oltre il quale la gioia per lo sport è sazia e quel godimento puro che solo il tifo e le vittorie possono scatenare cessa di farci vibrare l'anima. Se dovesse esistere, ve lo faremo sapere, ma non oggi.

Perché noi italiani, in questa estate gloriosa che ci ha fatto perdere la voce infinite volte, quel limite ancora non lo abbiamo raggiunto.

Il primo tripudio, nella tana dei leoni inglesi di Wembley, è stato di pancia, di rigore e di virus, caroselli e popolo calcistico. Il secondo, con il doppio oro olimpico di Jacobs e Tamberi nei 100 metri e nel salto in alto, è stato di gamba e di testa, una flaccida domenica di agosto esplosa in abbracci di famiglia davanti alla tv. Il terzo, di cuore e polmoni, volava a 70 all'ora con Ganna e i suoi nel velodromo. L'ultimo è quello della fiducia, della staffetta «Trenitalia» in rimonta e della sorpresa di essere davvero i migliori. In mezzo, gli altri ori, di sudore e tenacia, umiltà e pochi lustrini: il taekwondo e il karate, il canottaggio e la vela, la marcia trionfale. La più grande Olimpiade di sempre, 38 medaglie, mai così Italia nella storia. Ce n'è abbastanza per scatenare meme e sfottò social, ma anche banalità, orgoglio nazionale prêt-à-porter e retorica.

Eppure è il momento di limitare le iperboli, per capire cosa ci insegnano quei risultati. La lezione fondamentale è che gli italiani, intesi come individui che fanno (più o meno...) squadra, dal team alla nazione, hanno il potenziale per fare di tutto. Era impensabile diventare i più veloci al mondo, contro ogni pronostico e statistica, eppure è successo grazie a un lavoro intelligente e a ragazzi allenati da tecnici esemplari. E qui si arriva alla seconda lezione: contrariamente all'immagine che i (troppi?) furbetti contribuiscono a cucirci addosso, gli italiani sanno soffrire, sacrificarsi per un obiettivo. «La fatica non è mai sprecata» è una frase di Mennea, ma può funzionare per ispirare anche chi preferisce il reddito di cittadinanza a un lavoro.

C'è poi una terza lezione, cartoline di uguaglianza e rispetto che sono la miglior risposta a chi dipinge il Paese come razzista o misogino. La assoluta parità di genere sul podio - dal doppio portabandiera al primo oro misto nella vela fino a Massimo e Antonella, entrambi eroici nella marcia - fa il paio con le immagini splendide nella loro normalità di atleti italiani di origini africane, arabe, caraibiche. Se davvero lo sport è lo specchio della società, allora la società è più sana e inclusiva di quanto ci raccontano. E questo a dispetto dei cretini che insultano la Egonu.

Infine c'è un'altra faccia delle medaglie, ed è una riflessione sul cosa potrebbe raggiungere questo Paese con una guida seria e discreta, che liberasse i talenti e premiasse i meriti. Lo sport vive il suo settimo cielo nonostante velodromi fatiscenti, piscine e palestre chiuse, infrastrutture arretrate; nonostante le scuole abbiano dimenticato l'educazione fisica e l'attività dei giovani sia lasciata in carico alle famiglie; nonostante i tagli e il disinteresse dei governi (ancora ricordiamo l'ex ministro Spadafora). Pensate cosa potrebbe fare se lo Stato fosse un partner e non un'entità burocratica spesso nemica. Il che vale per lo sport, ma anche per l'impresa, l'università, l'arte...

Perché fra le pieghe sgualcite dei dati sulla disoccupazione e il crollo del Pil, al di là delle categorie facili a cui la politica riduce tutto, si nascondono individui di qualità. Che vanno scoperti, incoraggiati, aiutati a fiorire, perché ogni persona che si realizza professionalmente e umanamente è una medaglia per il Paese.

L'augurio dunque è che sia questo il nostro vero Recovery plan: un nuovo corso meno centralista e più a misura di singolo, che restituisca fiducia a un sistema che non ha paura di rischiare e ha tutto per eccellere, basta

metterlo in condizione di farlo. Siamo diventati la nazione più veloce al mondo, nulla ci impedisce di diventare anche una nazione più efficiente e liberale. Va bene anche se ci riusciamo al fotofinish, sarà ancora più bello.

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